La Nuova Sardegna

Nuoro

Ponte di Oloè, tre indagati per i lavori

di Luca Urgu
Ponte di Oloè, tre indagati per i lavori

La Procura ha chiuso l'indagine sulla ricostruzione della struttura crollata nel 2013 lungo la Oliena-Dorgali

19 aprile 2018
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NUORO. In attesa del ponte di Oloè che verrà – se e quando sarà realizzato al momento non c’è alcuna certezza –, la Procura ha chiuso l’indagine sulla ricostruzione della struttura. Lavori finiti sotto la lente degli investigatori e effettuati a quanto pare con diverse falle e omissioni nel 2014, giusto otto mesi dopo il crollo a causa della terribile alluvione del novembre del 2013. Allora nell’asfalto che si aprì come burro morì il poliziotto Luca Tanzi.

Nella nuova inchiesta, tesa a far luce su una serie di presunte irregolarità nei lavori effettuati, il titolare del fascicolo il pm Giorgio Bocciarelli, ha concluso le indagini nei confronti di tre persone. Dunque a breve – se il quadro probatorio non muterà – il fascicolo arriverà davanti al giudice per le udienze preliminari a cui spetterà di decidere sul loro rinvio a giudizio. Il 415 bis è stato notificato agli imprenditori, Roberto Sacramati di Rovigo amministratore unico della Costruzioni Sacramati, a Gianfranco Castiglioni, di Treviso, direttore tecnico della ditta ed infine ad Antonio Giacobbe, residente a Sestu, direttore dei lavori per conto dell’Anas che avrebbe omesso di vigilare sulla corretta esecuzione. Al momento sono tutti assistiti dall’avvocato Lara Sini del foto di Nuoro.

Per tutti gli indagati l’ipotesi di reato contestata dagli inquirenti è la frode in pubbliche forniture e di attentato alla sicurezza dei trasporti. In sintesi per la ricostruzione di quel ponte, off limits da oltre due anni perché ritenuto altamente pericoloso per il normale transito degli automobilisti, l’impresa vincitrice dell’appalto avrebbe utilizzato materiali per qualità, provenienza e quantità diversi da quelli dichiarati rispetto a quanto pattuito con l’Anas.

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Insomma a quanto pare lavori portati avanti in “economia”, questo avrebbero detto le consulenze di geologi, ingegneri della Procura malgrado l’appalto per realizzare e concludere i lavori di restauro del ponte di Oloè fosse stato fissato ad una cifra vicina ai 3 milioni di euro. Riaperto circa otto mesi dopo quella tragedia con dei lavori che dovevano ripristinare la situazione di sicurezza qualcosa è poi andato storto. Cedimenti strutturali e problemi vari di statica si sono manifestati nei mesi successivi tanto da convincere la magistratura ad impedire agli automobilisti di percorrere quel ponte. Un provvedimento impopolare su cui ha vigilato anche l’Esercito ma a quanto pare doveroso per evitare inutili e pericolosi rischi di nuovi possibili crolli e tragedie.

Un divieto che nella strada provinciale 46 che collega Nuoro Dorgali all’altezza del ponte permane. L’impresa Sacramati aveva concluso quattro anni fa i lavori che riguardavano il restauro dei terrapieni alle spalle del viadotto che avevano ceduto travolti dalla forza delle acque dell’argine del fiume Cedrino. La struttura centrale del ponte in seguito all’alluvione era rimasta intatta e i lavori di ripristino si erano concentrati sulle due estremità di collegamento con la strada. Erano state rimosse anche le due spalle laterali in calcestruzzo, legate da una sorta di tirante. Contenevano il riempimento di terra che era stato spazzato via dalla piene.

Nel decreto di sequestro del ponte di Oloè emesso dal gip del tribunale di Nuoro Mauro Pusceddu il 22 febbraio del 2017 si sottolineava la preoccupazione per le condizioni strutturali del ponte oggetto dei lavori di ripristino. Già allora le ultime consulenze peritali richieste dall’autorità inquirente avevano confermato «l’ulteriore e progressiva riduzione della sicurezza statica del ponte», tanto che la struttura per il gip presentava «una situazione di rischio elevato tale da non consentirne la transitabilità neppure a senso alternato e se pure con traffico limitato a mezzi leggeri». Il provvedimento fu eseguito dal personale della squadra mobile di Nuoro, gli stessi che hanno notificato l’avviso conclusione indagine di un’inchiesta che nelle ultime settimane ha subito un’accelerazione.
 

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