La Nuova Sardegna

Nuoro

Macomer, nefropatici senza alimenti specifici

di Giulia Serra
Macomer, nefropatici senza alimenti specifici

La farmacia dell’ospedaletto non è in grado di fornire prodotti aproteici ai pazienti che ora protestano

27 giugno 2018
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MACOMER. Da due mesi nella farmacia dell’ospedaletto di Macomer è impossibile trovare i prodotti alimentari specifici riservati a chi soffre di insufficienza renale. Dal mese di aprile la figlia di un malato sottoposto ad alimentazione aproteica si reca, senza risultato, ogni lunedì nella struttura di Nuraghe Ruiu per verificare se il pane, la pasta e le fette biscottate che fanno parte della terapia prescritta al genitore siano finalmente disponibili. Un semplice ritardo che però oggi sembra assumere un carattere differente. «Dopo aver interpellato i responsabili sanitari – racconta Rosanna Nappo – mi è stato riferito che si è verificato un errore nella programmazione degli ordini annuali da parte della farmacia del distretto di Macomer. Il problema è che quel tipo di prodotti alimentari non si trovano nelle farmacie standard, per cui mio padre ne ha interrotto da settimane la somministrazione, con tutte le implicazioni del caso». I prodotti alimentari fanno parte di una vera e propria terapia, irrinunciabile per il paziente affetto da insufficienza renale. «La patologia di cui soffre mio padre – dice la figlia – è allo stadio che precede la dialisi e non ha una soluzione. Quel tipo di alimentazione viene considerata alla stregua di un farmaco salvavita e per questa ragione il sistema sanitario dovrebbe garantirne la continuità. Se non è così, ce lo dicano». Dopo numerose sollecitazioni, compresa l’ipotesi di chiedere ad altre farmacie ospedaliere di anticipare una quantità del bene, alla fine la signora ha ottenuto un’informazione preziosa: esiste una farmacia online dove si possono acquistare queste tipologie di prodotti. E qui viene il bello. «Un chilo di pane costa 33 euro – racconta – una cifra che non tutti gli ammalati possono permettersi di spendere. Oltre il disservizio, con la difficoltà oggettiva di nutrire in modo adeguato chi è ammalato, si pone anche il problema da un punto di vista economico, perché non tutti sono in grado di far fronte a queste ulteriori spese». I pazienti con questa patologia seguiti nel distretto di Macomer dovrebbero essere circa un centinaio.

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