La Nuova Sardegna

Nuoro

Il Dna torna in Sardegna, la ricerca può ripartire

Giusy Ferreli
Il Dna torna in Sardegna, la ricerca può ripartire

La multinazionale Tiziana Life e il Cnr restituiranno tredicimila campioni biologici. Li prenderà in custodia l’associazione che si era rivolta al garante della privacy

29 febbraio 2020
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LANUSEI. Un altro importante tassello si aggiunge al complesso percorso che mira a riportare in Sardegna il genoma ogliastrino e a proseguire nella ricerca tramite l’istituzione di una Fondazione benedetta dalla Regione. Nei giorni scorsi infatti Tiziana life sciences, la multinazionale inglese che nel 2016 si aggiudicò all’asta fallimentare la biobanca del progetto SharDna, e il Cnr hanno acconsentito a restituire i campioni biologici (ancora sotto sequestro giudiziario da parte della Procura di Lanusei) ai loro proprietari. Lo hanno fatto sulla scorta di una richiesta di Identità ogliastrina, associazione che, all’indomani della cessione dei dati genetici e anagrafici di 13mila sardi per soli 258mila euro, si era rivolta al Garante della privacy ottenendo un parere favorevole alla restituzione dei campioni del genoma attraverso la revoca del consenso. In una mail del 23 gennaio Flavio Cabitza, per conto di un migliaio di donatori costituitisi in associazione, aveva formalmente chiesto la restituzione del Dna alla multinazionale.

«La società – ha dichiarato Flavio Cabitza – ci ha fatto sapere che si è attivata per dare seguito alle richieste di revoca del consenso, secondo le modalità concordate con il Garante nel provvedimento adottato nel dicembre 2017 dopo la nostra istanza». Analoga comunicazione è arrivata dal dipartimento del Cnr che si occupa delle scienze biomediche. Tutto (o quasi) è pronto dunque per dare corso al progetto di una Fondazione, già costituita formalmente, che si occupi di studiare i dati genealogici, anagrafici, genetici, comportamentali e ambientali che secondo i vertici regionali ma non solo rappresentano una ricchezza unica al mondo, utile alla comunità scientifica internazionale. I donatori ogliastrini che hanno ceduto il loro codice genetico in nome della ricerca vivono in una delle cinque aree del pianeta, le cosiddette “Blue zone”, oggetto di studio per la longevità dei suoi abitanti.

«A breve, l'associazione potrebbe ottenere la custodia del materiale genetico. Abbiamo quindi deciso di condividere un percorso con Identità ogliastrina e anticipare i tempi. Questo permetterà di essere operativi nel momento in cui ci sarà anche la disponibilità dei campioni», aveva dichiarato qualche giorno fa durante la presentazione della Fondazione l'assessore regionale alla Sanità Mario Nieddu. All’appello, dunque, mancano due cose ancora: la dotazione finanziaria della Fondazione (250mila euro che potrebbero essere stanziati nella prossima manovra finanziaria della Regione) e la disponibilità stessa dei campioni, ancora sotto i sigilli per la sparizione di migliaia di provette dai laboratori Genos di Perdasdefogu. Su questo e sulla violazione della legge sulla privacy il magistrato Biagio Mazzeo, a capo della Procura ogliastrina, nell’estate del 2016 ha aperto un’inchiesta e chiesto il rinvio a giudizio di dodici persone. Tutte, a parte il curatore fallimentare di SharDna, Renato Macciotta, accusato di falso e omessa denuncia e assolto in sede di rito abbreviato, il 21 aprile dovranno comparire di fron te al gup di Lanusei, Mariano Arca.

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