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Nuoro

rissa alla solitudine 

Rapina e aggressione, il pm: «Condannate padre e figlio»

Rapina e aggressione, il pm: «Condannate padre e figlio»

NUORO. Per il pubblico ministero Riccardo Belfiori non ci sono dubbi: Giovanni e Giuseppe Bussa, padre e figlio (difesi dagli avvocati Angelo Maglioccetti e Concetta Sirca), sono responsabili della...

02 luglio 2020
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NUORO. Per il pubblico ministero Riccardo Belfiori non ci sono dubbi: Giovanni e Giuseppe Bussa, padre e figlio (difesi dagli avvocati Angelo Maglioccetti e Concetta Sirca), sono responsabili della rapina e dell’aggressione al giovane di Loculi, Giuseppe Chessa, avvenuta il 26 agosto 2017 nel chiosco della Solitudine. Ieri alla fine della requisitoria il pm ha chiesto per entrambi gli allevatori nuoresi una condanna a 5 anni e un mese di reclusione. È attraverso le deposizioni testimoniali che secondo l’accusa si è riusciti a ricostruire i fatti accaduti durante quella calda mattina di agosto, alla periferia della città. Nonostante alcuni testi, come per esempio l’amico della vittima, Carmelo Tola, in aula abbia ritrattato quanto detto subito dopo l’accaduto, e ora è indagato per falsa testimonianza. Chessa era stato trovato pochi minuti dopo dagli agenti della polizia con il volto tumefatto mentre veniva soccorso dagli operatori del 118. Dentro il locale la barista puliva le macchie di sangue. Secondo l’accusa, quanto dichiarato da Chessa (parte civile con l’avvocato Lorenzo Soro) corrisponde a verità. «Quel giorno i due amici si erano fermati al bar della Solitudine e poco dopo erano entrati i due imputati – ha detto Belfiori davanti al collegio presieduto da Giorgio Cannas – seguiti da otto persone. Si erano avvicinati a Chessa e dopo averlo accerchiato, lo avevano picchiato selvaggiamente». Alla base del pesante pestaggio un furto di bestiame ai danni dei Bussa: otto di quelle pecore erano state trovate nelle campagne di Chessa. Padre e figlio accusavano l’allevatore baroniese di essere, se non responsabile, almeno a conoscenza di chi aveva rubato loro il bestiame. Il giorno dell’aggressione, a Giuseppe Chessa era stato rubato il fuoristrada che i Bussa avrebbero fatto ritrovare giorni dopo, solo in seguito alla restituzione delle loro pecore. Questo fatto, per il pm, rappresenta la prova della loro colpevolezza. Ieri anche la parte civile, condividendo le conclusioni del pubblico ministero, ha chiesto la condanna dei due imputati. (k.s.)

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