La Nuova Sardegna

Nuoro

Bimbo annegato, due rinvii a giudizio

di Valeria Gianoglio
Bimbo annegato, due rinvii a giudizio

Comincerà il 13 gennaio il processo ai titolari del residence dove nel 2018 era morto il piccolo Richard Mulas

09 ottobre 2020
2 MINUTI DI LETTURA





NUORO. Per l’accusa, per evitare quella tragica morte che il 3 settembre del 2018 aveva straziato una famiglia e due intere comunità – Orosei e Irgoli – sarebbe bastato rispettare le normali regole di “diligenza, prudenza e perizia” nella gestione di una piscina. Prevedere il servizio di custodia e vigilanza della vasca, innanzitutto, e poi mostrare a tutti le norme di utilizzo, prevedere il divieto di usufruirne in particolari orari. E sostituire il bocchettone di scolo mancante. Quel foro di pochi centimetri dove il 2 settembre del 2018 si era incastrata la manina del piccolo Richard Mulas, di 7 anni, che sino a pochi minuti prima stava giocando tranquillo nella piscina mentre aspettava che la mamma finisse di pulire le staze del residence. E invece era morto dopo qualche minuto, per asfissia da annegamento, mentre tentava con forza disperata di liberarsi dalla morsa. Per la morte del piccolo Richard, che viveva a Irgoli con la mamma, il papà e le sorelle, ieri mattina il gip Teresa Castagna ha rinviato a giudizio i due titolari del residence di Orosei che aveva al suo interno la piscina. Sono Sergio Appeddu, difeso dall’avvocato Basilio Brodu, e Alessandra Gusai, difesa dall’avvocato Adriana Brundu. Mentre si sono costituiti come parte civili i genitori di Richard, Celia Nieto Herrera e Salvatore Mulas , rappresentati dall’avvocato Francesco Lai, e le sorelle, rappresentate dall’avvocato Piera Pittalis.

Secondo l’accusa, dunque, Alessandra Gusai e Sergio Appeddu, in qualità, rispettivamente, di amministratrice unica e di amministratore di fatto della società immobiliare proprietaria del residence nel quale si verificò la tragedia, avevano «omesso di predisporre un efficiente servizio di custodia e di sorveglianza della piscina atto ad assicurare agli ospiti delle strutture alberghiere, e a chiunque si trovasse per qualsiasi ragione a farne uso, la fruizione dell’impianto in condizioni di sicurezza per la propria incolumità, pur nella consapevolezza dell’utilizzo della medesima da parte di minorenni».

Il piccolo Richard, quella domenica di due anni fa, mentre giocava da solo nella vasca del residence, e cercava di recuperare una pallina che era rimasta sul fondo della piscina, era rimasto con la mano sinistra incastrata nel bocchettone di scolo privo di grata, e dunque di una adeguata protezione. Era un provetto nuotatore, ma nemmeno lui, in quelle condizioni, era riuscito a liberarsi.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative