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Nuoro, muore in casa senza assistenza

Paolo Merlini
Nuoro, muore in casa senza assistenza

Coppia di anziani coi sintomi del Covid, il medico di base: «Tamponi a domicilio». Ma non si fa in tempo

23 ottobre 2020
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NUORO. Morire di Covid, con tutta probabilità, e non sapere se si sarebbe potuto evitare, tentare un ultimo tentativo per salvare una vita. È il dubbio che da ieri mattina attanaglia Giulia M, cameriera di 22 anni, e tutta la sua famiglia, reclusi in casa con il corpo del nonno, mancato poco dopo l’alba probabilmente per complicazioni dovuti al Covid. Un lutto gravato dall’incertezza più totale: nonno Pietro, 83 anni, è morto di coronavirus oppure si è trattata di una complicazione dovuta alle patologie polmonari pregresse?

Il dramma di un’intera famiglia nuorese comincia tre giorni fa, quando Pietro L. e la moglie Elisabetta D., di 77 anni, accusano malesseri che in tempi normali verrebbero classificati di stagione, magari anche a causa dell’età, ma che durante una pandemia fanno pensare a un’unica diagnosi: Covid. Tosse, brividi, febbre alta. Sintomi tali da indurre mercoledì le persone che generalmente accudiscono i due anziani (la nipote Giulia e la sorella Elisabetta, insieme con la loro madre, figlia di Pietro ed Elisabetta) a sollecitare l’intervento del medico di base.

Il medico però è introvabile, non risponde al cellulare. E nel frattempo la febbre di Pietro ed Elisabetta sale, arrivando sino a 39. La situazione è particolarmente preoccupante in particolare per l’uomo, che soffre da tempo di gravi patologie polmonari. Giulia tenta invano per tutta la giornata di entrare in contatto con il medico di base dei nonni, che poi è anche il suo. Dopo vari tentativi, racconta la giovane, ci riuscirà solo nel tardo pomeriggio di mercoledì. Nel frattempo, dopo decine di chiamate senza risposta al medico, Giulia si è rivolta al 1500, il numero verde antiCovid nazionale, e poi al 118. Deve intervenire il medico di base, rivolgetevi a lui, è stata la risposta in entrambi i casi.

Nel tardo pomeriggio Giulia M. riesce a mettersi in contatto con il medico di base. Proviamo con la tachipirina, dice quest’ultimo al telefono, e risentiamoci fra un’ora. La tachipirina viene somministrata ma la febbre non cala, resta a 39. Passano due ore, medico e nipote dei due pazienti rientrano nuovamente in contatto con l’ovvia constatazione che potrebbe essere Covid. “Dispongo un tampone a domicilio per entrambi i nonni per domani mattina”, dice il medico. Ma Pietro L. non farà in tempo a sottoporsi al test. Ieri mattina, dopo aver passato una notte di fuoco, si alza e va in bagno, dove subito dopo sviene e muore. “Presunto Covid”, scriverà nel certificato di morte redatto a distanza il medico di famiglia, che non ha trovato il tempo o il modo di recarsi nel domicilio del suo paziente ormai defunto e della sua consorte, per fortuna ancora in vita.

I funerali di Pietro L. si svolgeranno oggi, senza che si sappia con esattezza se la causa sia stata il Covid, pur unito a gravi patologie pregresse. Stamane, nonna Elisabetta, la sua omonima nipote, Giulia, ma anche sua mamma e i rispettivi compagni dovranno essere sottoposti a tampone. «L’esperienza più traumatica della mia vita», dice Giulia, che da ieri ha lasciato la casa in cui abita con il compagno per non pregiudicare la sua salute e si è trasferita nella casa dei nonni. Una veglia dolorosissima, per lei e i familiari, unita dall’apprensione legittima per la propria salute nell’era della diagnosi a distanza.

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