L’addio a Piero Mannironi, l’omaggio della sua città
di Simonetta Selloni
Ieri in Cattedrale la celebrazione con la quale i nuoresi lo hanno salutato Don Chessa e don Mariani: «Cercava la verità ma rispettava la dignità di tutti»
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NUORO. E così Piero, il nostro collega e amico Piero Mannironi, una settimana dopo la sua improvvisa scomparsa, è tornato a Nuoro, la sua città. Ieri mattina alle 10.30 è arrivato in Cattedrale tra le braccia della moglie Daniela Scano: nell’urna retta da un intreccio di mani e amore e ricordi. Lei e i figli, Bianca, Antonio e Claudia, i familiari, gli amici di sempre, i colleghi della Nuova Sardegna e di altre testate perché Piero Mannironi era sì nostro, ma anche un po’ di tutti. Di tutti quelli, almeno, che ne amavano il rigore del giornalista, la mitezza, il guizzo curioso degli occhi che esprimeva la tenacia nella ricerca dei fatti. In Cattedrale la messa concelebrata dal parroco don Giovanni Maria Chessa, don Francesco Mariani, il sacerdote amico di Piero, e padre Pinuccio Demarcus, parroco della chiesa delle Grazie, la parrocchia di Piero prima che il lavoro lo portasse a Sassari.
E così ci si è trovati tutti lì, ad ascoltare il coro di Nuoro e le parole dei sacerdoti che hanno acceso una luce sulla missione di Piero Mannironi. Don Chessa ne ha ricordato l’intelligenza e il coraggio nell’aver interpretato una professione attraverso anni non facili, in cui i giornalisti si trovavano a raccontare tragedie e ad entrare nelle vite degli altri in momenti drammatici. Ha ricordato la pagina bianca pubblicata dalla Nuova Sardegna in luogo di una lettera dei sequestratori alla famiglia di un ostaggio, una scelta di netta rottura voluta da Piero Mannironi, allora capocronaca a Nuoro, contro una prassi consolidata che rischiava di far cadere nell’assuefazione accadimenti gravissimi. E Piero sapeva come guardare dentro, quei fatti e quei momenti: «Cercava di raccontare la verità, senza venir meno al rispetto della dignità della persona, anche riconoscendone gli errori». Questo garbo professionale e etico, con l’impegno sociale, sono stati una costante attraverso oltre quarant’anni di giornalismo. Don Francesco Mariani lo ha voluto ricordare come «Un grande uomo, un grande giornalista al servizio della verità, un missionario e quindi un cristiano», concludendo con un «ci rivedremo», colmo di commozione.
La stessa che ha attraversato tutti. I pensieri coltivati nel cuore accompagnati dalle voci del Coro di Nuoro. Riposerà nella tomba di famiglia del cimitero cittadino, Piero. La sua testimonianza di uomo, amico, professionista, collega, più viva che mai.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
E così ci si è trovati tutti lì, ad ascoltare il coro di Nuoro e le parole dei sacerdoti che hanno acceso una luce sulla missione di Piero Mannironi. Don Chessa ne ha ricordato l’intelligenza e il coraggio nell’aver interpretato una professione attraverso anni non facili, in cui i giornalisti si trovavano a raccontare tragedie e ad entrare nelle vite degli altri in momenti drammatici. Ha ricordato la pagina bianca pubblicata dalla Nuova Sardegna in luogo di una lettera dei sequestratori alla famiglia di un ostaggio, una scelta di netta rottura voluta da Piero Mannironi, allora capocronaca a Nuoro, contro una prassi consolidata che rischiava di far cadere nell’assuefazione accadimenti gravissimi. E Piero sapeva come guardare dentro, quei fatti e quei momenti: «Cercava di raccontare la verità, senza venir meno al rispetto della dignità della persona, anche riconoscendone gli errori». Questo garbo professionale e etico, con l’impegno sociale, sono stati una costante attraverso oltre quarant’anni di giornalismo. Don Francesco Mariani lo ha voluto ricordare come «Un grande uomo, un grande giornalista al servizio della verità, un missionario e quindi un cristiano», concludendo con un «ci rivedremo», colmo di commozione.
La stessa che ha attraversato tutti. I pensieri coltivati nel cuore accompagnati dalle voci del Coro di Nuoro. Riposerà nella tomba di famiglia del cimitero cittadino, Piero. La sua testimonianza di uomo, amico, professionista, collega, più viva che mai.
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