La Nuova Sardegna

Nuoro

Il caso

Due ministeri contrari, ma il governo approva le pale eoliche a Gomoretta

Giuseppe Centore

	Una simulazione del parco
Una simulazione del parco

Nell’area tra Bitti e Orune 13 aereogeneratori installati da Siemens-Gamesa

11 ottobre 2022
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Cagliari Nella sua ultima seduta di mandato, il Consiglio dei ministri ha approvato definitivamente «in seguito alla complessiva valutazione e armonizzazione degli interessi pubblici coinvolti, tre progetti di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili». Uno di questi è in Sardegna, tra le provincie di Nuoro e Sassari, nell’altipiano di Gomoretta, nelle aree dei comuni di Bitti, Orune e Buddusò. Il progetto venne presentato dalla società Siemens-Gamesa, nata dalla fusione tra il settore rinnovabili della Siemens e la spagnola Gamesa, a dicembre del 2017 e prevedeva l’installazione di 13 aereogeneratori, per una potenza nominale complessiva di 45 megawatt, collocati a Bitti e Orune, con un cavidotto sino alla sottostazione di Buddusò. Gli aereogeneratori avrebbero una altezza al mozzo di 84 metri e un diametro di 132 metri. L’8 maggio del 2020, dopo una lunga consultazione che ha visto partecipare tutti gli enti interessati e decine e decine di privati, 63 solo i primi firmatari degli atti, portatori di interesse nei comuni coinvolti. La commissione nazionale di valutazione ambientale aveva espresso il suo parere, non vincolante ma comunque significativo. Il parere, emesso senza la presenza del rappresentante della Regione sarda, è stato negativo. Nel documento di 74 pagine, la commissione ha ripercorso tutte le fasi del procedimento amministrativo, con i pareri dei diversi uffici della Regione, da Forestas all’Arpas, dall’assessorato all’ambiente, compresi naturalmente i pareri dei comuni di Bitti, di movimenti indipendentisti e ambientalisti. Tutti hanno espresso, pur in toni diversi, a seconda del punto di vista, un parere negativo senza eccezioni o possibilista nel caso di accoglimento di osservazioni e integrazioni. A questi pareri si è associato, nell’ottobre di due anni fa, il parere negativo della direzione generale archeologia belle arti e paesaggio del ministero dei beni culturali (adesso Mic) che aveva alla fine espresso un «parere tecnico istruttorio negativo alla dichiarazione di compatibilità ambientale».

La Commissione via, diciassette mesi fa, prima che cambiasse nome e funzioni in commissione Via-Pnrr, ha rifatto per intero l’istruttoria, dal punto di vista, climatico, faunistico, geografico e antropico, morfologico e persino turistico-patrimoniale, commentando anche tutte le contro osservazioni della società proponente, su ogni singolo e particolare aspetto del progetto, arrivando comunque a un parere negativo. Eppure a fronte dei pareri negativi dei due ministeri interessati, (Mite e Mic), degli enti locali e dei soggetti privati interessati, il Consiglio dei ministri ha lo stesso espresso una decisione finale diversa. Non si tratta di una forzatura, ma dell’applicazione dell’articolo 7 del decreto convertito in legge lo scorso luglio sulle misure urgenti in materia delle politiche nazionali, che chiarisce come sulle autorizzazioni per le rinnovabili, la decisione del Consiglio dei ministri sostituisce i provvedimenti di impatto ambientale, sia statali che regionali, che, in quanto pareri, possono essere disattesi o capovolti. È quello che è accaduto. Il governo ha superato i pareri delle commissioni e ha rilasciato l’autorizzazione, che sostituisce i provvedimenti di Valutazione di impatto ambientale. Tutto ciò applicando rigorosamente una sentenza della Corte Costituzionale che considera superabili per valutazioni politiche tutti i pareri ambientali rilasciate dalle amministrazioni periferiche e centrali.

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