Dopo il funerale della nonna si scatena una violenta lite: nipote accusata di lesioni
La donna è finita a processo: avrebbe aggredito l’amministratrice di sostegno
Nuoro È emersa un’altra verità ieri mattina 4 luglio in tribunale che vede una donna a processo con l’accusa di aver strattonato l’amministratrice di sostegno della nonna durante un alterco avvenuto proprio nel giorno dei funerali dell’anziana, in un centro del Nuorese. L’imputata, Alessandra Mancini, chiamata a rispondere del reato di lesioni si è sottoposta ad esame davanti al giudice monocratico Giuseppe Carta e del pm Ilaria Pais. Difesa dall’avvocata Camilla Mondello del foro di Roma, la donna ha respinto ogni accusa raccontando la sua versione dei fatti accaduti il 29 agosto 2022, subito dopo i funerali della nonna. Stando alla sua esposizione l’imputata, insieme alla madre (figlia dell’anziana defunta) e al padre, si erano recate in paese per partecipare alla cerimonia. In cimitero avevano visto l’amministratrice di sostegno, Chiara Mureddu, che il giorno prima aveva inviato una e-mail alla figlia dell’anziana facendole sapere che da lì a qualche giorno sarebbe andata a casa dell’amministrata per redigere l’inventario senza però specificare che sarebbe stata in compagnia di altre persone. La professionista, che si è costituita parte civile con l’avvocato Antonio Piredda, quel giorno, pur avendo incontrato i familiari della defunta in cimitero non aveva detto loro che sarebbe andata a casa poco dopo. «L’avevamo trovata lì – ha detto Alessandra Mancini –. Avevamo l’esigenza di rivedere la casa di mia nonna che non visitavamo da tempo, una casa modesta con oggetti di poco valore. Il benvenuto ce l’avevano dato le scarpe dell’amministratrice, abbandonate all’ingresso. Poi nel salotto oltre a lei c’era un uomo di cui non sapevamo nulla. Nonostante le nostre domande Mureddu aveva ritenuto non dovessimo sapere. Solo dopo lui aveva detto di essere un commercialista».
La situazione nella casa dell’anziana defunta era degenerata quando Alessandra Mancini si sarebbe accorta della presenza di un telefonino sul tavolo che stava riprendendo la conversazione. «Avevo afferrato il cellulare chiedendo perché stesse registrando e a quale punto la reazione di Chiara Mureddu era stata immediata. Me l’ero trovata addosso nel tentativo di portarmi via l’apparecchio, e mentre io cercavo di divincolarmi, avevo detto ad altra voce «Non mi tocchi». È a quel punto che mio padre, allora ipovedente, per paura che mi stesse aggredendo era intervenuto afferrando un lembo della maglietta dell’amministratrice, che era abbastanza larga, nel tentativo di bloccarla. A chiedere l’intervento dei carabinieri non era stata solo Mureddu ma anche mia madre che aveva assistito alla scena. Anche il commercialista, rimasto immobile all’interno del salotto aveva potuto vedere ogni cosa».
Sono seguite le deposizione di Massimiliano Mancini e Giovanna Cabiddu, genitori dell’imputata. «Dopo il funerale avevamo il desiderio di rivedere quella casa dove avevamo vissuto. All’ingresso quasi si inciampava sulle scarpe dell’amministratrice che sedeva con un uomo nella stanza accanto. Avevamo chiesto perché fossero lì. La presenza di estranei in quella casa, a pochi minuti dalla tumulazione, era fuori luogo». Il resto dei racconti è stata la conferma di quanto detto da Alessandra Mancini in sede di esame. Il 19 settembre si riprenderà con la discussione. (k.s.)