La prima festa dopo l’alluvione, è il giorno della speranza
Olbia, la tradizionale processione nelle vie della città tra due ali di folla commossa. Dopo la tragedia del 18 novembre la comunità riabbraccia i suoi simboli
OLBIA. I balconi espongono fiori e candide lenzuola. Il santo procede dritto tra due ali di folla quasi commossa, pronta ad accogliere il suo patrono con un applauso e un lancio di petali di rosa. Ai bordi delle strade ci sono mamme e papà con i bambini per mano, fedeli che si uniscono a una preghiera comune e composta. Colori e sorrisi, fede e tradizione. La processione di San Simplicio attraversa le strade di una città col cuore ancora lacerato, che combatte quotidianamente contro un dramma tutto fango e disperazione. Per questo la festa assume un significato particolare. Stavolta soprattutto ha la missione di riunire la comunità, di farle rinnovare il proprio senso di appartenenza e di trasmetterle un autentico sentimento di speranza.
La prima festa del dopo alluvione ha vissuto il suo momento più suggestivo ieri sera, con la processione in onore di San Simplicio, patrono di Olbia e di tutta la Gallura. E la città ha risposto come ha sempre fatto: ordinata e silenziosa si è riversata lungo le strade e ha atteso il passaggio del santo portato in spalla, avvolto da una bella composizione di rose e garofani bianchi e rossi. Ad aprire la processione una centrifuga di volti e costumi tradizionali dei gruppi folk, arrivati da ogni angolo dell’isola. Poi la banda e le coloratissime bandiere votive. Infine il simulacro di San Simplicio, con davanti il vescovo Sebastiano Sanguinetti, il parroco don Giovanni Debidda e i sacerdoti e diaconi del territorio.
Dietro invece le autorità civili e militari e i rappresentanti delle associazioni. Dal sindaco Gianni Giovannelli all’assessore regionale al Turismo Francesco Morandi, ormai olbiese d’adozione. La processione è partita alle 18 dalla basilica simbolo della città. Al passare del santo gli olbiesi hanno risposto con applausi, saluti e segni della croce. Chi abita lungo il percorso ha invece ornato i propri balconi, come da tradizione, con ricamate lenzuola bianche. Qualcuno, in via Boccherini, ha addirittura allestito un altare sul marciapiede, con tanto di statue di Cristo e della Madonna davanti alla bandiera dei Quattro mori.
Il momento sicuramente più toccante, però, è stato quello che tutti si aspettavano: cioè il passaggio di San Simplicio davanti al palazzo comunale, nell’attimo in cui viene inondato da una cascata di petali rovesciata dai vigili del fuoco arrampicati sull’autoscala. Una scena suggestiva, salutata anche dal canto delle sirene dei mezzi, che mette i brividi e che oggi spinge chiunque a immortalarla con il proprio smartphone, per poi postare foto o video direttamente sui social network. Infine il santo è ritornato in basilica - dopo un bagno di folla di oltre due ore -, omaggiato da una piazza San Simplicio stracolma e bellissima, stavolta colorata da una splendida infiorata. Ieri dunque è stata la giornata più importante della «Festa manna».
Per questo le celebrazioni sono cominciate prestissimo, addirittura alle 5 del mattino con la storica «Diana» per le vie della città. A metà mattinata, invece, davanti alla basilica di granito, si è svolta la solenne messa pontificale. Ed è lì che il vescovo Sebastiano Sanguinetti ha voluto lanciare un messaggio di speranza al cuore della città alluvionata. «Questa festa non deve accantonare la tragedia. La scia di morti ha generato sconforto e lacerato l’anima della città – ha detto il vescovo -. Quindi non dobbiamo dimenticare quello che è successo, ma vivere la festa con tutto il suo significato cristiano. Questa deve essere una giornata di speranza». Poi un’esortazione rivolta a tutti: «Bisogna insistere affinché Stato e Regione mantengano le loro promesse. E anche unire tutte le forze superando ogni steccato».
La festa, dopo la processione, è proseguita nella bolgia del Fausto Noce e delle sue bancarelle, davanti allo spettacolo folk presentato da Giuliano Marongiu. Oggi, sempre al parco, in programma dalle 21 la gara di poesia in limba e il concerto di Tore Nieddu Quintet e dei Gentiles. Domani la sagra delle cozze, alle 18, e il concerto di Marco Masini, alle 22.30.
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