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Il ’900 spiegato da una tempiese

Il ’900 spiegato da una tempiese

L’innovativo lavoro di una docente sulla storia del “secolo breve”

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TEMPIO. È opera di una studiosa tempiese la ricerca che, avviata alla Sapienza di Roma, sta richiamando sempre più l’interesse degli specialisti. La studiosa in questione è Milena Rombi, insegnante del liceo Classico “Vivona” di Roma, dottore di ricerca in Pedagogia sperimentale. Tra i titoli che può vantare c’è anche quello di una specializzazione scientifica in Storia del Novecento, campo d’interessi da cui è nato il suo saggio sull’apprendimento della storia del XX secolo nelle scuole italiane.

Il valore dell’opera sta, principalmente, nell’avere dimostrato che, malgrado le disposizioni normative che chiedono di privilegiare la storia degli ultimi decenni, il Novecento continua ad essere in molti casi un benemerito sconosciuto. Certo, come sanno gli esperti del campo, fare lezione su quello che lo storico inglese Hobsbawm ha chiamato “secolo breve” non è cosa facile. Il fatto che il ‘900 sia, per così dire, meno lungo di altri secoli non vuol dire, infatti, che sia più agevole studiarlo, rivelando la storia contemporanea un maggiore indice di complessità. Ecco, allora, il valore dell’indagine empirica portata avanti dalla Sapienza e di cui Milena Rombi ha raccolto e illustrato i risultati in un volume della casa editrice Nuova Cultura significativamente intitolato “La conoscenza della storia del Novecento in uscita dalla scuola secondaria di II grado”.

Avviata sei anni fa con l’analisi del curriculum in uso nelle scuole europee, la ricerca, conclusasi nel 2012, entra nel cuore di un problema molto caro agli insegnanti: la conoscenza della storia che i neodiplomati dimostrano di avere al termine del loro ciclo di studi. La metodologia è stata quella della ricerca “survey”, consistente in un questionario formalizzato per raccogliere dati validi per proiezioni statistiche.

Lo studio di Milena Rombi può tornare più che utile agli insegnanti di storia che vorranno meglio comprendere le difficoltà che gli studenti incontrano nello studio della loro disciplina, ma può essere di grande aiuto anche a chi, con lo sguardo del sociologo, più che con quello dello storico di professione, è interessato a comprendere quale forma di percezione dell'attualità caratterizzi il rapporto tra i giovani e il tempo storico del quale, non solo per ragioni anagrafiche, dovrebbe sentirsi protagonisti. (g.pu.)

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