La Nuova Sardegna

Olbia

La città va alla riconquista di Mogadiscio

di Serena Lullia
La città va alla riconquista di Mogadiscio

Da 40 anni un’ordinanza sul colera vieta il bagno in spiaggia. Il Comune ha avviato l’iter perché sia di nuovo balneabile

16 ottobre 2015
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OLBIA. Fuori legge per la legge. Dimenticate nel limbo della burocrazia per 40 anni. Nelle acque di Mogadiscio e del Lido del Sole è vietato fare il bagno. Ma anche raccogliere arselle, cozze e frutti di mare. Gli specchi blu non sono classificati. Non compaiono nemmeno nel Piano di utilizzo dei litorali. Colpa della linea del colera che nel 1979 mise in quarantena le due spiagge. L'ordinanza della capitaneria, nata ai tempi in cui a Napoli scoppiò il colera, è stata cancellata nel 2013. Ma lo slalom tra la burocrazia non è finito. Il Comune ha chiesto alla Regione di fare i prelievi e stabilire la qualità delle acque. La domanda è già sul tavolo degli uffici cagliaritani. Un importante passo verso la riqualificazione di un'area ad alto tasso di degrado.

Benedetto golfo. Che Il biologo Benedetto Cristo, presidente della commissione comunale Ambiente, abbia un amore sfrenato per il golfo è cosa ben nota. È stato lui a guidare i passi dell'amministrazione verso la cancellazione della linea del colera e ora verso la classificazione delle acque. Nel 2013 porta in commissione Ambiente la delibera per chiedere la fine del divieto di balneazione. «Un iter lunghissimo e per nulla facile – spiega Cristo –. Una linea immaginaria dall'isola Gabbia all'isola del Cavallo, davanti al porto di Sa Marinedda. In quell'area nel 1979 era stata vietata la balneazione, la raccolta delle cozze, delle arselle e dei frutti di mare. Lì si trovavano alcuni stabulari ed era uno dei 21 punti storici per fare arselle. Un provvedimento inopportuno. Abbiamo avuto solo febbri tifoidi e in più, una linea immaginaria non isola un tratto di mare».

Potere alla Regione. Ora spetta alla Regione ridare vita al mare di Mogadiscio e del Lido del Sole. La determina, preparata dal dirigente Tino Azzena e da Giovanni Occhioni dell'ufficio Demanio, è stata inviata a Cagliari. «La Regione manderà i tecnici dell'Arpas – dice Cristo –. Quando faranno i prelievi voglio esserci anche io. Sono pronto a far fare delle controanalisi a mie spese per dimostrare che sono balneabili. Fino al ’79 si faceva il bagno, quando nel porto scaricavano le fogne. Oggi la rete fognaria è in regola. Lì non voglio più vedere degrado, ma ombrelloni, gente che prende il sole».

Cartoline dal passato. Tintarella sulla spiaggia di Sa voghe. Facce sorridenti, corpi semivestiti, ombrelloni piantati sulla sabbia. Cartolina spedita dal passato. Nel presente Mogadiscio è un tesoro dimenticato al centro della città. Complice anche la linea del colera. Ciò che oggi è una sottile striscia di sabbia scura, tappezzata di rifiuti, era il lido degli olbiesi. Storia, non preistoria. Peccato che oggi Mogadiscio abbia il volto del degrado. Rifiuti ovunque. E non è difficile distinguere tra quelli portati dalle mareggiate e quelli che invece vengono abbandonati dall'uomo. Subito dopo l'area parcheggio prima discarica vista mare. C'è davvero di tutto, dai copertoni di camion ai passeggini passando per materassi, maglioni, gusci di riccio. Più volte la polizia locale ha messo sotto sequestro le montagne del'inciviltà. Dopo pochi giorni rifioriscono. Ma sotto la patina di degrado si può intravedere il perché della sua età dell'oro. Basta cancellare con la mente la bruttura dei piloni di cemento conficcati nel mare e si vede la bellezza del golfo. I nuovi pontili della marina della Sacra Famiglia. I fenicotteri e i gabbiani. L'area verde alle spalle. Un piccolo paradiso che aspetta la sua rivincita.

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