Il Comune di Olbia dice no al parco: «Se lo tenga la Provincia»
L’assessore Gesuino Satta: «Dieci anni di comodato d’uso per il Padrongianus sono troppo pochi» Intanto l’oasi fluviale è abbandonata: una giungla con edifici e arredi rovinati
OLBIA. Il parco fluviale è una specie di fantasma. Esiste ma non esiste. Il grande cancello è chiuso da quasi tre anni e dentro ci passeggiano al massimo le pecore, mentre le altalene dondolano solo quando soffia forte il vento. Il polmone verde sulle sponde del fiume Padrongianus, tra il Mater Olbia e la pista dell’aeroporto, ha smesso di respirare nell’inverno del 2015. E con tutta probabilità resterà per sempre così, abbandonato a se stesso, senza che nessuno possa più metterci piede. Il parco fluviale del Padrongianus, uno dei pochi in Sardegna, è di proprietà della Provincia. Inizialmente era passato in comodato d’uso per 10 anni all’amministrazione comunale di Olbia, che poi avrebbe dovuto rilanciarlo. Ma non se ne farà più nulla. L’attuale giunta comunale avrebbe preferito acquistarlo o averlo in comodato per 99 anni. I due enti non si sono messi d’accordo e il parco resterà chiuso. Intanto le strutture si rovinano. Qualcuno ha addirittura tagliato la rete di recinzione: adesso è facile entrare nel parco e portare via quel poco che ancora ne rimane.
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La Provincia scomparsa. Il parco fluviale del Padrongianus era il fiore all’occhiello della vecchia provincia di Olbia-Tempio. All’inizio del 2015 l’ente di via Nanni, ormai in via di estinzione, si era trovato costretto a chiudere tutto per mancanza di risorse. Il Comune, con l’ex giunta Giovannelli, si era fatto avanti ed era riuscito a ottenerlo in comodato gratuito per 10 anni nel marzo del 2016, con l’obiettivo di studiare una nuova forma di gestione e riaprire nuovamente i cancelli.
Padrongianus addio. A metà 2016 è cambiata la giunta comunale, mentre la provincia gallurese è definitivamente passata sotto Sassari. L’intenzione di rilanciare il parco non è andata in soffitta, ma sono cambiate le carte in tavola. «Abbiamo parlato con la nuova dirigenza della Provincia e abbiamo fatto delle nuove proposte - spiega Gesuino Satta, assessore comunale all’Ambiente -. Abbiamo chiesto di poter acquistare il parco o averlo in comodato d’uso gratuito per 99 anni. Il motivo è semplice: 10 anni di comodato sono troppo pochi. Nessun operatore sarebbe interessato a investire dei soldi in un qualcosa che durerà solo 10 anni». Il dialogo tra Comune e Provincia non è andato a buon fine. «La Provincia ha detto di no - continua l’assessore Satta -. Quindi siamo obbligati a rinunciare, perché per 10 anni non siamo nelle condizioni di gestirlo come si deve. Resterà alla Provincia, vedranno un po’ loro cosa farne. Devo dire che è un vero peccato, perché si tratta di parco molto bello e importante per tutto il territorio».
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Il parco abbandonato. Nel parco oggi domina il silenzio. Il cancello è chiuso, ma ci si può accedere attraverso la recinzione tagliata. Al posto del prato verde c’è una distesa di terra battuta cosparsa di sterpaglie e escrementi di pecora. La casupola che ospita i contatori del fotovoltaico non ha più una porta. Qualcuno l’ha sradicata. Dentro c’è anche un mezzo elettrico per il trasporto delle persone, ormai pieno di polvere. Un tosaerba è stato completamente distrutto. Neanche scivoli e altalene se la passano bene. Infine i sentieri in basolato, anche loro ricoperti di erbacce.
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