La Nuova Sardegna

Olbia

Bimbo segregato in Gallura: anche la zia chiede il patteggiamento

Immagine simbolo della violenza sui bambini
Immagine simbolo della violenza sui bambini

Il caso del piccolo di undici anni rinchiuso e maltrattato dai parenti in una casa nelle campagne di Arzachena

29 gennaio 2020
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TEMPIO. Dal carcere di Bancali a Sassari dove è rinchiusa, la zia del bambino di 11 anni segregato e maltrattato nella villetta di famiglia ad Arzachena ha chiesto il patteggiamento. All'inizio del mese erano stati i genitori del bambino a chiedere l'applicazione della pena. Per tutti e tre l'apertura del processo è stata fissata per il 19 febbraio, ma ora si aspetta che la Procura di Tempio Pausania si pronunci sulle richieste di patteggiamento. Il bimbo era stato liberato nel giugno scorso dai carabinieri del Reparto territoriale di Olbia, dopo che lui stesso aveva telefonato al 112 per chiedere aiuto.

Dopo l'arresto dei genitori, da subito messi ai domiciliari, le indagini sono arrivate a una svolta a dicembre, con l'arresto e la confessione della zia, una 41enne di Olbia. La donna ha ammesso ciò che avveniva nella villetta nella campagne di Arzachena, in Gallura: il bambino era sottoposto a torture fisiche e psicologiche, annotate nei minimi dettagli dal piccolo, su un diario segreto che teneva nascosto in camera.

Le punizioni sistematiche consistevano nella segregazione in camera, dove il bambino veniva tenuto sotto chiave per ore, al buio, senza il materasso, e con un secchio per fare i bisogni. Il piccolo veniva anche picchiato con un tubo di gomma, e terrorizzato con voci preregistrate che gli dicevano «andrai all'inferno». Un metodo educativo suggerito proprio dalla zia e messo in pratica dai genitori.

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