La Nuova Sardegna

Olbia

Medici galluresi in trincea nelle regioni più colpite

di Giuseppe Pulina
Medici galluresi in trincea nelle regioni più colpite

Sandro Grussu terzo camice bianco in trasferta, ora lavora al Policlinico di Chieti Prima di lui erano partiti Nicola Tondini (Ivrea) e Antonio Brizzi (nel Lodigiano)

21 aprile 2020
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TEMPIO. Cresce il numero di medici tempiesi impegnati nelle aree del nord Italia in cui il Covid-19 continua a far registrare numeri molto alti, malgrado la loro progressiva e incoraggiante riduzione. Cresce, per fortuna, anche il numero dei professionisti della medicina impegnati in prima linea nella lotta contro il contagio del virus. Dopo Nicola Tondini e Antonio Brizzi, anche Sandro Grussu ha ricevuto la chiamata per far parte del gruppo di medici da assegnare ai presidi sanitari più in difficoltà. Grussu ha già raggiunto il Policlinico Universitario di Chieti, una struttura in prima linea con tre reparti Covid, oltre cento posti letto, rianimazione e terapia intensiva. Tempiese, 58enne, nefrologo, dirigente medico dell’Unità Operativa Dialisi di Tempio, Grussu è stato anche l’ultimo coordinatore del Comitato Civico Essere Cittadini. Quella che sta vivendo in Abruzzo non è la prima esperienza di volontariato. Ha, infatti, preso parte nel ’99 alla Missione Arcobaleno. E anche allora lasciò la sua Gallura per dare aiuto a chi ne aveva bisogno. In quel caso, le migliaia di albanesi cacciati via dal Kosovo. Lontano da casa per dare conforto e assistenza medica a chi, la casa, l’aveva persa. Un’esperienza simile, da medico che non sa resistere alle ragioni del cuore e al forte richiamo della vocazione professionale, l’ha fatta anche Nicola Tondini, volontario in Congo per combattere l’Ebola.

“Combattere” è uno di quei verbi che non gli piacciono, perché, come usa dire, le malattie non si combattono, ma si curano. Anche Tondini è uno dei medici del centro-sud reclutati su base volontaria per rimpinguare le risorse umane e professionali impegnate negli ospedali del nord più provati dall’emergenza sanitaria. L’esperienza fatta anni fa nell’Africa centrale gli sarà d’aiuto, anche se i numeri del Coronavirus hanno dimensioni ed effetti superiori. Opera in un ospedale della provincia di Ivrea. «Qui, in pochi giorni - ha detto - ho dovuto fare una cosa mai fatta prima: dare la notizia del decesso dei loro congiunti a una decina di famiglie». Il racconto dei medici galluresi è l'immagine di un’Italia che, messa quasi in ginocchio, sa anche rivelare straordinarie doti di umanità. È l’Italia degli albergatori che mettono a disposizione dei medici in trasferta (e i tre galluresi sono tra questi) le loro strutture: una camera accogliente, vitto di qualità e tanta gratitudine. Tutto questo senza la sicurezza di percepire una qualche forma di risarcimento per le spese sostenute. Storie di quotidiana disperazione sono quelle a cui sta assistendo da diversi giorni anche Antonio Brizzi. Anche perché gli è stato assegnato un ospedale del Lodigiano, vale a dire una delle prime zone rosse della geografia del contagio da Covid. Non si sa quando i tre medici faranno ritorno in Sardegna. Si prevede che nelle regioni più colpite i contagi finiranno solo a inizio estate. Sono solo previsioni, ma è a queste che la speranza fa sempre più affidamento.

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