La Nuova Sardegna

Olbia

Preti truffati, già 5 anni fa i primi casi in Gallura

Preti truffati, già 5 anni fa i primi casi in Gallura

Una coppia di falsi restauratori aveva tentato di raggirare due sacerdoti Marito e moglie erano stati scoperti dai carabinieri di Loiri Porto San Paolo

25 ottobre 2020
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OLBIA. Nella cosca criminale composta da 13 italiani di etnia Rom che in poco più di due anni ha truffato centinaia di preti, due - marito e moglie - hanno avuto un ruolo marginale. Ma la stessa coppia era stata invece protagonista in Gallura di un identico raggiro già cinque anni fa. In quel caso, infatti, Adamo Moreno Bogdan, 62 anni, era stato arrestato mentre per la moglie G.H, di 48 anni, era scattata la denuncia. L’operazione era stata messa a segno dai carabinieri della stazione di Loiri Porto San Paolo. Ed erano stati loro a scoprire che i due, il 27 aprile 2015, avevano incontrato il parroco della chiesa di Loiri don Cristian Garau (dall’anno dopo trasferito nella nuova chiesa di Porto San Paolo) e avevano cercato di estorcergli ben 7600 euro. Si erano presentati come restauratori pattuendo però la cifra di 300 euro per sistemare calice, crocifisso e candelabri. Poi avevano alzato decisamente il tiro, pretendendo una somma ben più alta. Ma i militari erano intervenuti prima che il piano potesse essere attuato.

A quel punto sono scattate ulteriori indagini e si è così scoperto che la coppia, soltanto una decina di giorni prima, aveva agito allo stesso modo nei confronti di un altro sacerdote, don Paolo Apeddu, che in quel momento era parroco di Berchiddeddu (frazione di Olbia) e che dal 2016 è stato spostato ad Ardara.

Se è vero che i coniugi Bogdan, in questa ultima operazione, sono stati solo indagati, si sa invece per certo che in Gallura avevano operato da soli. Adottando però lo stesso modus operandi della banda sgominata nei giorni scorsi dai carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio culturale di Cagliari e Oristano e condotte dal comando provinciale dell’Arma di Oristano con la collaborazione di decine di stazioni della Sardegna (sotto il coordinamento del procuratore della Repubblica di Oristano Ezio Domenico Basso).

I 13 componenti finiti in trappola si fingevano restauratori (con tanto di certificazione) ma in realtà erano solo truffatori. Che sono riusciti a raggirare centinaia di preti e qualche suora. Si facevano consegnare oggetti sacri da restaurare, pattuivano un prezzo, poi tornavano dal sacerdote di turno pretendendo più soldi (ci sono state anche minacce) perché il lavoro - dando ogni volta motivazioni diverse - si era rivelato più complicato del previsto e quindi il costo non sarebbe stato più quello del preventivo. Alla fine sono finiti in carcere in tre. Altri due ai domiciliari, tre hanno l’obbligo di firma e tre l’obbligo di dimora. Cinque invece le persone indagate, tra cui la coppia che aveva già lasciato il segno in Gallura. (s.p.)

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