La Nuova Sardegna

Olbia

Il perito: «Disastro annunciato»

di Tiziana Simula
Il perito: «Disastro annunciato»

La relazione choc del geologo Alfonso Bellini: «C’era un piano di emergenza ma non è stato attivato»

13 ottobre 2021
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OLBIA. «Le azioni previste nel Pec, il Piano di emergenza comunale, se attivate, avrebbero potuto sviluppare quelle indispensabili attività di prevenzione che avrebbero senza dubbio ridotto il numero delle vittime e l’entità dei danni. Invece tutti, quel giorno, si sono dimenticati che Olbia aveva un Pec. L’amministrazione non ha fatto niente dopo aver ricevuto il messaggio della Regione di allerta di criticità elevata». Lo ha scritto nella sua perizia il geologo Alfonso Bellini e lo ha ribadito più volte ieri in aula dove ha parlato per oltre quattro ore illustrando alla Corte d’appello di Sassari il contenuto del voluminoso carteggio prodotto. Circa 200 pagine nelle quali risponde a una serie di quesiti sul ciclone Cleopatra, sull’origine e sull’evoluzione di quell’onda di piena assassina, come lui stesso l’ha definita, che il 18 novembre 2013 devastò la città provocando la morte di sei persone. Una perizia che demolisce la sentenza di primo grado con cui sono stati mandati assolti dal tribunale di Tempio l’ex sindaco Gianni Giovannelli e altri tre imputati, il dirigente comunale Antonello Zanda, l’ex dirigente Gabriella Palermo e il funzionario Giuseppe Budroni, nella parte in cui affermava che si era trattato di un evento eccezionale e imprevedibile. Nella ricostruzione del super perito (già in passato incaricato per altre alluvioni, compresa quella di Genova), si dice tutt’altro: non è stato un evento eccezionale, nel senso che la quantità di pioggia non era superiore a quella caduta in altre circostanze, né tantomeno imprevedibile, essendo stata diramata l’allerta di criticità elevata il giorno prima, il 17 novembre alle 16.42. Per il super perito “il peccato originale” è non aver attivato il Pec «che – ha rimarcato Bellini – seppur carente – avrebbe limitato danni e vittime. Pioveva già da due giorni e l’arrivo dell’allerta per il 18 non ha cambiato nulla: il sindaco, secondo quanto previsto dal Piano di emergenza, avrebbe dovuto attivare il Pec entro 15 minuti e convocare il Coc, il centro operativo comunale. Quelle ore successive all’annuncio dell’allerta erano cruciali per intervenire con tutte le azioni che prevedeva il piano, avvisando adeguatamente la popolazione e stabilendo di chiudere le scuole. Invece non è stato fatto niente – e questo l’ho trovato incomprensibile – rimandando tutto al giorno dopo quando, alle 13, si è riunita la giunta che ha deliberato lo stato di calamità. Quindi, l’amministrazione sapeva che sarebbe arrivato l’alluvione». Bellini si è soffermato spesso sullo stato di forte fragilità idraulica del territorio, con diverse zone a rischio e soggetta ad allagamenti. «Se la pioggia trova una situazione di grave criticità come quella in questione, il disastro è annunciato. Questo avrebbe dovuto far attivare immediatamente gli amministratori appena saputo dell’allerta».

Ora la parola passa ai difensori dei quattro imputati per il controesame del perito.

La battaglia in aula da parte dei legali è appena cominciata e si prospetta altrettanto dura. Si proseguirà il 20 dicembre. «La ricostruzione fatta da Bellini è molto suggestiva ma emergono gravi incongruenze», si limita a dire per il momento l’avvocato Nicola Di Benedetto che difende l’ex sindaco Giovannelli insieme all’avvocato Agostinangelo Marras. Gli altri imputati sono difesi dagli avvocati Jacopo Merlini, Pasquale Ramazzotti e Lorenzo Soro.

L’udienza si è aperta con le contestazioni sollevate dall’avvocato Marras sulla nomina del perito da parte dellal Corte presieduta da Plinia Azzena. Accolta la richiesta degli avvocati di parte civile Domenico Putzolu e Giampaolo Murrighile e condivisa anche dal procuratore generale Paolo De Falco, di non far intervenire in aula i consulenti di parte. Ad assistere alla relazione del perito, ieri, c’erano diversi familiari delle vittime. La piena assassina del Ciclone Cleopatra si portò via le vite di Patrizia Corona e di sua figlia Morgana, di Francesco Mazzoccu e del figlio Enrico, di Anna Ragnedda e Maria Massa. I familiari delle vittime si sono costituiti parte civile con gli avvocati Elias Vacca e Danilo Mattana (Mazzoccu), Domenico Putzolu e Giampaolo Murrighile (Corona), Mario Perticarà (Paola e Domenica Casalloni figlie di Ragnedda), Alex Russo (Antonietta Casalloni).

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