La Nuova Sardegna

Olbia

Inchiesta chiusa

Olbia, appalti Cipnes e Comune: nessun reato, il gip archivia

di Tiziana Simula
Olbia, appalti Cipnes e Comune: nessun reato, il gip archivia

Coinvolti il direttore Aldo Carta e il sindaco Settimo Nizzi

19 aprile 2023
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Olbia Cadono le accuse per il direttore del Cipnes Aldo Carta, alcuni dirigenti e dipendenti dello stesso Consorzio industriale, ma anche per il sindaco Settimo Nizzi, un dirigente e un funzionario comunale e i rappresentanti delle imprese aggiudicatarie di importanti appalti per opere realizzate in città. Tutti finiti al centro di una lunga indagine che si è ora conclusa con l’archiviazione disposta dal gip Caterina Interlandi. L’ipotesi di reato sulla quale i carabinieri, coordinati dall’allora pm Luciano Tarditi, indagavano, era quella di associazione a delinquere finalizzata a turbare gli appalti e alla corruzione in relazione alla gare indette dal Cipnes. Al centro dell’inchiesta, gli appalti del Consorzio industriale per gli impianti fotovoltaici nella discarica di Spiritu Santu e Azza Ruia, la pista ciclabile nella zona industriale, e opere di urbanizzazione pubblica, ma anche tre importanti interventi del Comune: il rifacimento dei ponti di via Petta e via Galvani e le opere di riqualificazione su via Redipuglia (ansa sud del waterfront). In 13 sono finiti sotto inchiesta in una lunga attività investigativa che si è avvalsa di intercettazioni telefoniche e ambientali, e anche di una consulenza tecnica, disposta dal pm, che ha escluso irregolarità nelle aggiudicazioni. L’attuale titolare del fascicolo, il sostituto procuratore Mauro Lavra, alla luce del risultato delle indagini, ha chiesto l’archiviazione non essendo emerso alcun riscontro per nessuno dei reati contestati agli indagati, accusati, a vario titolo, di turbativa d’asta, abuso d’ufficio, falso e corruzione. Erano finiti sotto inchiesta, il direttore del Cipnes Aldo Carta, i dirigenti Giovanni Maurelli e Antonio Ferdinando Catgiu, i dipendenti Alessandro Piu e Mario Pinna, il sindaco Settimo Nizzi, l’ex dirigente del comune di Olbia Antonello Zanda, il funzionario Gianluca Vidale, Fabio Sanna, i rappresentanti delle imprese aggiudicatarie dei lavori, Rudolf Scudellari della Energy Solution, Massimo Vitali della ditta Vitali, Salvatore Fatigati, socio di maggioranza della Apulia, e Gianni Battista Filigheddu della Aire srl.

Le indagini avevano preso il via da tre attentati incendiari commessi da ignoti ai danni di un dipendente del Cipnes. Era stato ipotizzato un collegamento col fatto che aveva segnalato delle anomalie nella gestione della discarica di Spiritu Santu e dell’impianto fotovoltaico di Azza Ruia. Anomalie erano state segnalate anche da un tecnico del Cipnes, in particolare nell’affidamento dell’appalto per l’installazione dell’impianto fotovoltaico di Azza Ruia. Nelle carte si fa riferimento a delle voci sulla presunta consegna di 100mila euro al direttore del Cipnes da parte della società Energy solution per ottenere l’aggiudicazione dei lavori. La corruzione veniva ipotizzata dagli investigatori anche per altri due appalti del Cipnes: le opere di urbanizzazione pubblica aggiudicate dalla ditta Vitali e la realizzazione di una pista ciclabile dotata di impianto fotovoltaico nella zona industriale (lavori ora bloccati), aggiudicata dal Consorzio stabile sinergica, un raggruppamento temporaneo di imprese in cui erano presenti le società Apulia – i cui amministratori risultavano indagati in altre vicende giudiziarie per turbativa d’asta o istigazione alla corruzione – e Aire. Le indagini son state poi estese ai tre appalti indetti dal Comune, in cui tutti gli aggiudicatari, stando all’attività investigativa erano riconducibili al Consorzio stabile sinergica. Dalle indagini proseguite a lungo, alla fine, è emerso che le uniche utilità corrisposte dagli aggiudicatari ai pubblici funzionari erano rappresentati da latticini pugliesi e olio. Lo stesso consulente del pm, nella sua relazione, riteneva che non ci fossero elementi per sostenere che le aggiudicazioni fossero viziate dalla volontà di favorire il concorrente risultato vincitore. Né per il pm ha trovato riscontro l’accusa di corruzione, considerato che il regalo di latticini non poteva rappresentare un valido corrispettivo all’aggiudicazione di appalti per milioni di euro. Da qui la richiesta di archiviazione al gip. Che ha condiviso le sue conclusioni, ritenendo che «non sussistano sufficienti elementi per sostenere l’accusa in giudizio in riferimento ad alcun reato».

Tra i difensori degli indagati, gli avvocati Marzio Altana, Pietro Carzedda e Marco Petitta.

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