Olbia, Costantino Crudu lascia dopo 32 anni: nuova vita per lo storico bar Iris
Il barista: «Vado via con il sorriso, ora posso dedicarmi alla mia passione: la produzione dei liquori»
Olbia Adesso sarà solo passione. La carta che copre le vetrate segna l’epilogo di un’era durata 32 anni. Quella dell’Iris bar e di Costantino Crudu dietro al bancone. Gli ultimi caffè li ha serviti qualche giorno fa ma il suo è un addio felice. Perché «ora posso dedicarmi solo alla passione per la produzione dei liquori» e perché «il bar non smette di esistere, c’è già una nuova gestione pronta a continuare».
Storico bar Originario di Sarule ma trapiantato a Olbia, Costantino Crudu è il classico barista dal sorriso sornione che ti accoglie con una battuta e che già immagina cosa ordinerai. Il suo bar in viale Aldo Moro, in una strada che negli ultimi trent’anni è cambiata e si è allungata, ha aperto i battenti nel 1991. Veniva da una quindicina di anni passati come sommelier e cameriere al Romazzino, a Porto Cervo. Prima «c’era un vecchio banco e un magazzino. Non c’era la cucina, era tutto rivestito da tappezzeria impolverata». L’ha trasformato nel suo luogo quotidiano. «Ne ho raccolto di sangue da terra», sorride. All’inizio si chiamava “Super bar”, Costantino aveva aperto in società, poi dopo alcuni anni il nome “Iris”.
Zola La prima cosa che ha colpito sempre tutti, al primo ingresso, sono i poster e le maglie da calcio incorniciate alle pareti. Cagliari, Chelsea, West Ham. Gianfranco Zola. «Io ero innamorato di lui, come giocatore lo adoravo – racconta –, una conoscenza di Oliena mi dette il numero di telefono dei genitori. Li chiamai e chiesi loro almeno un poster da poter appendere nel mio bar. Dopo qualche giorno incontrai il padre di Zola, mi invitò a pranzo, negli anni sono andato a vedere le partite a Parma e a Londra, e ho collezionato le magliette. Con Zola è nato un bel rapporto». Tanto che, mentre parla, mostra una piccola foto tenuta dietro al bancone. È raffigurato un bambino. Un nipote? Macché, «Zola da piccolo».
Passione «Ho 66 anni e ho vissuto qui praticamente metà della mia vita – confida –. Ora? Darò una mano a mio figlio con la “Nettare di Sardegna”, una linea di liquori che già producevo da anni con mirto, elicriso, pompia e altre piante». In questi giorni porteranno qualche migliaio di bottiglie tra gli stand di “Artigiano in fiera” a Milano. Parla della sua ultima dipendente, «come se fosse mia figlia, mi fido di lei come di me stesso».
Lei, Veronica Asara, nel frattempo, ha chiesto di fargli arrivare questo messaggio: «Volevo dirti grazie perché per me non sei stato un semplice titolare ma la persona che in questi anni mi ha sostenuta, spronata, consolata ma soprattutto che mi ha fatto sentire sempre a casa e voluta bene come una figlia. Ti voglio bene».