La Nuova Sardegna

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I dati

Olbia, soffrono le attività commerciali. A gonfie vele gli alloggi-vacanze

di Giandomenico Mele
Olbia, soffrono le attività commerciali. A gonfie vele gli alloggi-vacanze

Il report 2012-2023 della Confcommercio conferma il trend regionale, ma il turismo fa la differenza. Ambrosio: «Il settore regge, attenzione per il centro storico»

20 febbraio 2024
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Olbia Le attività commerciali soffrono anche a Olbia, con una clamorosa eccezione: gli affitti brevi a scopo turistico. Davanti a una crisi generalizzata del commercio in città, che segue sostanzialmente il trend isolano, con 4.500 negozi chiusi in 11 anni, desta scalpore il dato che emerge dall’indagine condotta da Confcommercio nord Sardegna sulle tendenze del commercio al dettaglio nel Comune di Olbia dal 2012 al 2023. Undici anni in cui alloggi per vacanza e soggiorni brevi sono passati dai 20 del 2012 ai 196 dell’anno scorso, con un +880%, 106 appartamenti in più solo dal 2019 al 2023 (+117%).

Questo solo per attenersi ai numeri ufficiali, assolutamente sottodimensionati rispetto a quelli ufficiosi, con appartamenti affittati da privati non professionali, con Olbia che risultava essere l’estate scorsa la prima tra le città sarde nella top venti nazionale degli alloggi disponibili su Airbnb con 3450 alloggi: a dimostrazione della crescita del fenomeno degli affitti brevi. Crescono anche alberghi e strutture ricettive, con 13 nuove “localizzazioni” e un +17% dal 2019 al 2023. Considerevole anche la dinamica espansiva delle localizzazioni di bar e ristoranti, +222 esercizi dal 2012 al 2023 e 45 in più (+4,3%) rispetto al 2019.

Dati in controtendenza frutto del traino del turismo, legato tuttavia ancora ad un’alta stagionalità, che non nascondono una crisi generalizzata del commercio al dettaglio, con le imprese del settore che sono passate dalle 1889 unità produttive nel 2012 a 1.811 alla fine del 2023, con una perdita di 78 localizzazioni che, in termini percentuali, è pari a -4,1%. Il confronto con il 2019 segna una riduzione di 121 attività, -6,3%. Il numero più alto di imprese attive, con sedi e unità locali, era stato nel 2016, quando le attività erano 2.180. Rispetto a questo dato, nel 2023 sono stati registrati 369 negozi in meno, una perdita percentuale di circa 17 punti.

«Il dato sulla crescita dell’attività extralberghiera è impressionante, ma danno segnali positivi anche quelle ricettive e della ristorazione. Certamente la questione degli affitti brevi impone un grande lavoro insieme al Comune per far emergere il sommerso – sottolinea Pasquale Ambrosio, membro della giunta direttiva della Confcommercio nord Sardegna e presidente di Federmoda –. Il commercio a Olbia regge, nonostante la crisi generalizzata, anche grazie alle attività tradizionali, da qui nasce il nostro lavoro con una grande attenzione sul centro storico, per il quale da tempo avevamo percepito una crescente difficoltà. Va invece sottolineato il crollo del commercio ambulante, che ha perso 86 attività negli ultimi 4 anni, con un calo del 15%».

Rispetto al 2012 a Olbia uno degli aspetti più interessanti riguarda la crescita degli esercizi non specializzati (ipermercati, supermercati) e la forte riduzione del commercio ambulante. In questa modalità di vendita a perdere di più sono le attività legate all’abbigliamento e calzature (-97 unità), mentre crescono quelle relative alla bigiotteria e chincaglierie (96 attività in più a fine 2023). «Dati su cui incide un generale spopolamento dei centri storici, qui ad Olbia speriamo nel rilancio che verrà impresso dallo spostamento dell’università in centro, che può far invertire la tendenza del calo di visitatori e, conseguentemente, di categorie e offerta merceologica – sottolinea Pasquale Ambrosio –. Diventa sempre più importante la specializzazione, come Confcommercio lavoriamo in questo senso per rilanciare le attività davanti alle sfide dell’e-commerce e della grande distribuzione».

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