La Nuova Sardegna

Olbia

L’allarme

Quattro morti sul lavoro: in Gallura è emergenza sicurezza

di Tiziana Simula

	Il capannone dove ha perso la vita l'imprenditore Giancarlo Campus
Il capannone dove ha perso la vita l'imprenditore Giancarlo Campus

Nel 2024 già 42 infortuni e il doppio delle vittime dello scorso anno. Spresal e sindacati: «Più uomini e risorse per la prevenzione»

19 settembre 2024
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Olbia.  Di lavoro si continua a morire. Basta guardare i dati per capire che il quadro in Gallura è allarmante: il numero degli infortuni, a oggi – a 9 mesi dall’inizio del 2024 – è lo stesso registrato nell’intero 2023. Quarantadue in tutto: 11 in edilizia, 3 in agricoltura e 28 negli altri comparti. E il numero dei morti sul lavoro è raddoppiato: 4 dall’inizio dell’anno, a fronte dei due avvenuti un anno fa. Due nell’edilizia, uno nel comparto dei servizi, e l’ultimo, avvenuto una settimana fa, nella manifattura: vittima l’imprenditore di Olbia, Giancarlo Campus, travolto e schiacciato dal carrello elevatore nella sua veleria, la Sailboard. Tanti, troppi infortuni.

Spresal in prima linea. I dati sono dello Spresal, il Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’ Asl Gallura, impegnato in prima linea a fronteggiare e gestire questa emergenza con diverse attività: sul fronte degli accertamenti nel caso di infortuni, in maniera autonoma o su richiesta delle Procure di Tempio e Nuoro (per i comuni di San Teodoro e Budoni), sul fronte della vigilanza e dei controlli nei luoghi di lavoro, e sul fronte dell’assistenza alle imprese. Un pesante carico di lavoro svolto da un organico, 11 in tutto – 8 tecnici, 2 medici e 1 amministrativo – certamente insufficienti per un territorio come quello gallurese, terzo per attività produttive (dopo Cagliari e Sassari), e con il più alto tasso medio di crescita di impresa. Caratterizzato, tra l’altro, da picchi stagionali. Ogni operatore si rapporta a un numero di imprese di molto superiore rispetto ad altre Asl. Gestire gli infortuni comporta un’attività complessa che inevitabilmente, con un organico così risicato, toglie tempo alle altre due funzioni obbligatorie degli Spresal: l’assistenza alle imprese e la vigilanza nei luoghi di lavoro. Toglie tempo, insomma, alla prevenzione su cui bisognerebbe, invece, investire per ridurre il fenomeno. Ma per fare questo, occorre “rinforzare” gli Spresal con uomini e risorse adeguate. «Il solo controllo in materia di salute e sicurezza sul lavoro è insufficiente senza una sistematica attività di assistenza con affiancamento alle imprese, in un percorso di continua crescita sul piano della prevenzione dei danni da lavoro: in questo senso parlo da tempo di coaching aziendale – spiega il direttore dello Spresal dell’Asl Gallura, Pietro Masia –. Non, dunque, qualche sparuto incontro con titolari e maestranze, ma un’incessante e capillare attività condotta con strumenti specifici e specialisti. A mio avviso, è arrivato il momento di ripensare l’intero sistema, cominciando col dare il corretto rilievo agli interventi di assistenza alle imprese, e quindi potenziando le risorse destinate sia all’assistenza che alla vigilanza, in quanto binomio inscindibile di prevenzione. Con la speranza che un livello di prevenzione sempre più alto nei luoghi di lavoro, si traduca in un decremento del numero di infortuni e di malattie professionali».

La battaglia dei sindacati. «Il tema della sicurezza in generale e in particolare negli appalti va affrontato in maniera seria e strutturale. Ci siamo stancati di sentire etichettare questi episodi come tragiche fatalità – rimarca Danilo Deiana, segretario generale Cgil Gallura –. Il nostro Patronato Inca, in Gallura, dal 1 gennaio ad oggi ha gestito 43 pratiche di malattia professionale, 50 di danno biologico, e 53 di infortunio». Deiana sollecita interventi urgenti indicando dieci priorità, tra cui «una campagna straordinaria di controlli da parte degli organi di vigilanza in ogni azienda preceduta da una massiccia assunzione nei dipartimenti di prevenzione delle Asl e nell’Ispettorato del lavoro, non concedere finanziamenti alle imprese che non garantiscono adeguate condizioni di lavoro», ma anche assicurare un’adeguata preparazione ai lavoratori e l’obbligo di formazione per i datori di lavoro. «È necessario un rinnovato atto di responsabilità del Governo e delle istituzioni per ridurre le morti sul lavoro e gli infortuni», dice.

Il patto di Bugerru. Il segretario regionale confederale della Cisl, Mirko Idili, evidenzia la recente iniziativa che ha coinvolto istituzioni e parti sociali con la sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra Regione e Cgil, Cisl e Uil regionali, denominato “Patto di Bugerru” finalizzato alla tutela del lavoro di qualità e per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro in Sardegna. «È necessario potenziare l’aspetto dell’assistenza alle imprese, puntando, quindi, non sulla vigilanza ma sulla prevenzione. Come Cisl abbiamo sostenuto che bisogna incrementare al massimo le politiche sulla prevenzione. E per fare questo occorre aumentare gli organici degli Spresal – dice –. Nel “Patto di Bugerru” si chiede quindi alla Regione di aumentare le risorse per aprire sportelli Spresal per l’assistenza alle imprese e far acquisire la cultura della sicurezza sul lavoro a 360 gradi».

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