La Nuova Sardegna

Olbia

Il martire

Colori, costumi e preghiere: Olbia in festa per San Simplicio

di Dario Budroni

	Un momento della processione di San Simplicio (foto di Vanna Sanna)
Un momento della processione di San Simplicio (foto di Vanna Sanna)

In migliaia nel centro città per il passaggio della processione in onore del santo patrono

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Olbia Stavolta il santo olbiese emerge da un cespuglio di rose bianche e gialle. Abbandonato il rosso: la città saluta il nuovo papa con i colori della bandiera vaticana. Per il resto la processione di San Simplicio è il grande e affollato rito collettivo di sempre. È la devozione che si mescola alla tradizione e che rinnova ancora una volta l’affetto di una città verso un uomo morto da martire durante l’impero romano. L’uscita di San Simplicio dalla basilica romanica che porta il suo nome è uno dei momenti più suggestivi. Applausi, segni della croce, occhi lucidi. Poi la discesa di via Fausto Noce: dai balconi c’è chi srotola lenzuola bianche e chi lancia petali di rosa. Davanti al simulacro il vescovo, i sacerdoti, i carabinieri a cavallo e un infinito serpentone di cori, bande, gruppi folk, bandiere votive e associazioni. Dietro il santo, invece, i sindaci, il comitato e centinaia di fedeli che hanno deciso di seguire il santo a piedi. Tutti gli altri – e sono come sempre migliaia – la processione la seguono dai bordi delle strade. Il simulacro del patrono di Olbia e della Gallura, nel giorno della sua festa, avanza così in mezzo alla folla. Attraversa le strade del centro, finisce sotto una cascata di petali davanti al municipio e torna infine in basilica. Archiviata la processione, che si è tenuta oggi, giovedì 15 maggio, la festa in onore del santo trafitto da una lancia nel 304 dopo Cristo durerà altri tre giorni, fino a domenica.

La città in festa. Il sagrato di San Simplicio comincia a colorarsi fin dal primo pomeriggio. I protagonisti sono i gruppi folk che arrivano un po’ da tutta la Sardegna. In prima linea il gruppo di casa, quello di Olbia, più il coro di Loiri con Li Femini di Gaddura e il coro Sos Astores di Golfo Aranci. Ci sono anche due bande: l’infaticabile Felicino Mibelli di Olbia, che suona fin dall’alba, e la Demuro di Berchidda. La processione parte alle 18 in punto quando la statua lignea sbuca tra gli applausi dalla porta della basilica. Per il vescovo monsignor Roberto Fornaciari si tratta del suo secondo San Simplicio. Ci sono naturalmente tutti i sindaci della Provincia Gallura. A guidarli il primo cittadino di Olbia, Settimo Nizzi, che segue il santo accanto al presidente del comitato dei festeggiamenti Giovanni Varrucciu, mentre in rappresentanza della giunta regionale c’è il vicegovernatore Giuseppe Meloni. Attorno alle 19.30 il simulacro di San Simplicio arriva, portato in spalla per tutto il tragitto, davanti al municipio. È il momento più atteso: il santo passa sotto l’autoscala e i vigili del fuoco, tra sirene accese e centinaia di telefonini puntati, come da tradizione lasciano cadere una pioggia di petali di rosa. Infine il ritorno in chiesa, dove il parroco di San Simplicio, don Antonio Tamponi, dovrà celebrare l’ultima messa della giornata.

L’accoglienza. Certo, è la solenne processione a conquistare come ogni anno la scena. Ma in realtà la giornata di festa comincia molto prima, alle 5.30 in punto, con la banda Felicino Mibelli che dà il via alla Diana, cioè il giro per le strade della città. A metà mattinata la tappa in municipio. Ad accogliere i musicisti il sindaco Settimo Nizzi, che, come fatto anche in passato, ne approfitta per suonare anche lui la grancassa. Subito dopo l’accoglienza del vescovo Fornaciari nella chiesa di San Paolo da parte del comitato e poi tutti di nuovo in corteo fino alla basilica, dove il vescovo della Diocesi di Tempio Ampurias celebra la messa solenne in onore del santo patrono. Ed è proprio in basilica che monsignor Fornaciari dedica la sua omelia all’accoglienza degli immigrati. Lo fa a Olbia, la città più multiculturale della Sardegna, facendo sue anche le parole di Papa Francesco. «Diversi santi martiri patroni della Sardegna, ad esempio Gavino ed Efisio, hanno le loro origini fuori dall’isola – dice monsignor Fornaciari –. È suggestivo pensare che anche il nostro Simplicio possa essere giunto via mare, proprio a Olbia, dove si fece conoscere per la sua opera di diffusione della fede cristiana e subì il martirio nella persecuzione di Diocleziano». «Questo – prosegue il vescovo Fornaciari – mi porta a riflettere su come l’arrivo di persone provenienti da un contesto vitale e culturale differente possa trasformarsi in un dono. Papa Francesco, da poco scomparso, nell’esortazione apostolica Christus Vivit ha scritto: “Ma quelle dei migranti sono anche storie di incontro tra persone e tra culture. Per le comunità e le società in cui arrivano sono una opportunità di arricchimento e di sviluppo umano integrale di tutti”. Quest’anno desidero dedicare l’omelia della festa di San Simplicio al tema dell’accoglienza degli immigrati. Certo, il fenomeno dell’immigrazione può essere generatore di tutta una serie di problematiche. Ma solo uno sguardo miope può imputare queste problematiche unicamente a chi arriva e non sa scorgere i potenziali sviluppi positivi che scaturiscono dall’inserimento di persone di diversa provenienza e cultura».

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