Tempio Sottovalutato, non di rado trascurato e spesso inascoltato. Così il richiamo del Limbara è risultato essere nel corso degli ultimi anni agli esperti di Eurispes Sardegna che, a Curadureddu, nella sede del Cedap, hanno presentato una prima anticipazione dei contenuti di uno studio dedicato al rilievo granitico più alto dell’isola. Gli stessi, in particolare il naturalista Alessandro Ruggero, hanno poi precisato e dimostrato che l’appeal di una montagna come il Limbara non si misura solo in termini quantitativi. Coordinato da Gerolamo Balata, direttore e segretario generale di Eurispes Sardegna, il convegno ha visto la partecipazione, motivata e interessata, di molti amministratori, dai sindaci di Tempio, Berchidda e Calangianus al neoeletto vicesindaco di Luras, Alessandro Depperu, dirigente di Forestas.
È valsa però per tutti la precisazione iniziale di Balata: «Il Limbara, sulla cui importanza oggi ci interroghiamo, è un bene ambientale comune che, in quanto tale, non appartiene solo a chi ne detiene la proprietà». Per Tempio e il suo sindaco, Gianni Addis, «l’attrattività turistica dell’area è cresciuta e l’amministrazione guarda a tutto ciò con la necessaria attenzione». Dai tre esperti che hanno animato il convegno sono emerse diverse considerazioni, alcune delle quali con un taglio concretamente operativo. Innanzitutto, è parso chiaro a tutti che la risorsa deve essere conosciuta. Studi e pubblicazioni non mancano, ma i loro contenuti sono noti a pochi. Lo ha dimostrato il naturalista Alessandro Ruggero. «La biodiversità vegetale del Limbara è un unicum nel Mediterraneo. Si contano anche diverse centinaia di tipi di funghi diversi, per non parlare di insetti particolari come le libellule, di cui si riscontrano esemplari notevoli». E dire che – ad affermarlo è stato Ruggero – negli anni ‘70 si immaginava ancora il Limbara come una stazione sciistica, un luogo buono per il turismo di massa. Una delle maggiori insidie sarebbe oggi il progetto dell’eolico che cresce a vista d’occhio intorno alla montagna. A nuocere alla trasformazione della risorsa naturale in bene turisticamente fruibile ci sarebbero poi le solite criticità legate a logistica e comunicazione.
Di questo ha fatto parola Lucia Naviglio. «I siti presenti in rete non aiutano a organizzare un viaggio con destinazione il Limbara. Manca un punto di riferimento, e l’offerta turistica risulta così scoordinata e frammentaria. Ognuno lavora per proprio conto». La difficoltà a fare rete e a costruire un progetto di rilancio della montagna gallurese basato sulla cultura dell’accoglienza sarebbe, non a caso, secondo Carlo Marcetti, economista e coordinatore scientifico di Eurispes Sardegna, una delle criticità più dure da superare. «Non giova in tutto questo l’indebolimento del ruolo guida di Tempio nel territorio. La vera urgenza sarebbe andare oltre gli elementi divisivi». Bisognerebbe recuperare il tempo che si è infruttuosamente perso, facendo fronte a problemi molto pratici come la mancanza di acqua. «Chi ha l’acqua a Vallicciola – ha detto l’economista – succhia l’acqua del laghetto». E poi ci sarebbe la questione della reale conoscenza della risorsa. Dai questionari diffusi da Eurispes tra gli studenti delle scuole superiori emerge che spesso la loro conoscenza della montagna è legata a fatti episodici e contingenti come una gita fuori porta.