Il Tar chiude Tecnomat, cresce la preoccupazione tra i 100 dipendenti – Cosa è successo
Il gigante del bricolage costretto a fermare l’attività di Olbia: resta l’opzione degli acquisti on line
Olbia Nella guerra del bricolage a Olbia, dopo una serie di sentenze favorevoli, Tecnomat incassa lo stop del Tar e deve chiudere la struttura di vendita del Pozzo Sacro. Serrande abbassate e un centinaio di dipendenti a casa, in attesa di capire se la società otterrà una pronuncia in via cautelare per poter riaprire. Nel frattempo, le vendite proseguono on line, mentre nel pomeriggio davanti alla porta a vetri dell’ingresso, completamente sbarrata, è comparso un cartello con cui i dipendenti invitano a sostenere l’attività comprando sulla piattaforma web, con le firme vergate in basso. Un colpo di scena, in attesa di nuove puntate, che arriva dopo che il Tar ha accolto il ricorso di Ottimax e Bricofer Group contro Comune di Olbia e Bricoman Italia, titolare di Tecnomat.
La causa Il Tar ha accolto il ricorso contro l’atto amministrativo che, all’esito della conferenza di servizi, aveva autorizzato sotto il profilo edilizio e commerciale le società Bricoman Italia ed MD 2000, che non si è costituita in giudizio, a realizzare un punto vendita, con insegna Tecnomat, di prodotti per il bricolage e di altre tipologie, con area destinata alla vendita di circa 6.000 metri quadri, nel fabbricato in zona industriale, dopo l’esecuzione di opere edilizie interne ed esterne e cambio di destinazione d’uso del seminterrato. Le due società del gruppo Bricofer contestavano il provvedimento evidenziando le molteplici e gravi violazioni di legge commesse nel procedimento e relative, tra l’altro, alla erroneità del procedimento autorizzatorio per la realizzazione di quella che doveva essere una “media struttura di vendita”. Provvedimento autorizzativo che era stato rilasciato proprio per l’apertura di una media struttura di vendita, benché la stessa legge indicasse, secondo i ricorrenti, il limite dimensionale massimo, il cui superamento implica l’applicazione del più complesso procedimento autorizzativo previsto per l’apertura di una grande strutture di vendita. Questo perché il Suape di Olbia aveva ritenuto applicabile una speciale deroga normativa, che consente l’utilizzo della procedura semplificata anche per l’apertura di strutture con area di vendita superiore ai 2.500 mq purché aventi a oggetto soltanto “merci ingombranti, non immediatamente amovibili ed a consegna differita”.
Dopo una bocciatura del Consiglio di Stato, però, il Suape del Comune di Olbia aveva, poi, nuovamente autorizzato Bricoman a realizzare una struttura simile a quella precedentemente descritta. Bricofer aveva chiesto l’annullamento anche di tale nuovo provvedimento autorizzativo, ottenendo la sospensione in via cautelare, come da ordinanza del 13 giugno 2024.
Nel mese di agosto 2024 Bricoman aveva presentato una nuova richiesta autorizzativa avente a oggetto – oltre alla sanatoria di alcune opere minori– la realizzazione di una media struttura con superficie di poco inferiore a 2.500 metri quadri. L’attività di vendita sarebbe stata svolta sempre all’interno del preesistente locale di circa 6.000 mq, ma esclusivamente all’interno di una zona più circoscritta, di poco inferiore al limite di 2.500 mq, ottenuta mediante perimetrazione con apposita parete di cartongesso.
La guerra Tale proposta progettuale è stata positivamente esitata dal Suape del Comune di Olbia. Ma Bricofer e Ottimax hanno chiesto l’annullamento di tale determinazione autorizzativa e dei relativi atti presupposti, deducendo l’illegittimità dell’omesso computo, nel calcolo della superficie di vendita, dell’area interna circostante la perimetrazione, con il conseguente superamento del limite di 2.500 mq. E l’incompatibilità del nuovo progetto autorizzato laddove prevede un cambio di destinazione d’uso da deposito-magazzino a commerciale per la vendita al dettaglio e all’ingrosso. Qui entra in gioco l’aumento del carico antropico, facendo entrare l’area in quelle a rischio idraulico molto elevato (HI4), anche alla luce del nuovo Pai più permissivo. Il Tar ha così accolto le ragioni dei ricorrenti e Tecnomat, per il momento, ha dovuto chiudere i battenti. Resta il commercio online e un gigante del commercio momentaneamente vuoto, in attesa di nuovi esiti giudiziari