Omicidio di Cinzia Pinna: in laboratorio tutti i reperti dei Ris – che cosa non è stato ritrovato
Mancano all’appello vestiti, zaino e cellulare della 33enne uccisa da Emanuele Ragnedda
Palau Tracce biologiche, impronte, rilievi balistici, fotografie, numerosi oggetti, tra cui alcuni coltelli. Tutti i reperti portati via da Conca Entosa e i rilievi eseguiti dai carabinieri del Ris di Cagliari nei vari sopralluoghi avvenuti nello stazzo in cui è stata uccisa Cinzia Pinna, saranno esaminati ora in laboratorio. Un’attività fondamentale per ricostruire la dinamica dell’omicidio della 33enne di Castelsardo, uccisa con tre colpi di pistola al viso dall’imprenditore di Arzachena, Emanuele Ragnedda, reo confesso, in carcere dal 24 settembre scorso. Le indagini della Procura di Tempio proseguono. Ma resta ancora il mistero su dove siano finiti parte degli indumenti e il cellulare della ragazza che a tutt’oggi non sono stati ritrovati. E che, invece, rivestono grande importanza per le indagini. Per capire, ad esempio, se ci sono tracce del dna dell’omicida e di arma da fuoco. Dove sono stati nascosti? E chi li ha fatti sparire? Sono stati sotterrati in qualche punto degli oltre 70 ettari di terreno della tenuta o sono stati portati via da lì? L’ipotesi che possano trovarsi ancora a Conca Entosa è al vaglio degli inquirenti e non è improbabile che nei prossimi giorni possano essere effettuate delle ricerche nella vasta tenuta che è ancora sotto sequestro.
La Procura darà l’incarico a un perito per accertamenti anche sul pc di Ragnedda, da cui emergeranno elementi importanti per le indagini. Nell’ultimo periodo, infatti, non avendo a disposizione il proprio cellulare, utilizzava il pc per le comunicazioni.
Si lavora anche a ricostruire la traiettoria dei proiettili esplosi contro Cinzia Pinna e l’esatta dinamica dell’omicidio con i movimenti che il suo assassino ha compiuto prima, durante e dopo il delitto. Su questi elementi è focalizzata l’attenzione degli inquirenti che lunedì scorso sono ritornati a Conca Entosa insieme ai carabinieri del Ris, ai consulenti nominati dalla Procura di Tempio – il medico legale Salvatore Lorenzoni e l’entomologa Valentina Bugelli – ai difensori degli indagati e ai loro consulenti. Un nuovo sopralluogo voluto dal procuratore Gregorio Capasso che sta coordinando le indagini, insieme alla sostituta Noemi Mancini sull’omicidio della 33enne. La Procura di Tempio lavora per ricostruire dinamica e movente del delitto avvenuto intorno alle 4 del mattino del 12 settembre. Ulteriori tracce di sangue che qualcuno ha cercato di pulire con uno straccio e un colpo di pistola esploso vicino al pavimento della camera da letto, sarebbero alcuni degli elementi emersi durante il sopralluogo nello stazzo degli orrori, dove è stato ricreato l’ambiente originario del giorno del delitto. Per questo, il divano che Emanuele Ragnedda aveva spostato dietro l’abitazione per sostituirlo con uno nuovo, non essendo riuscito a smacchiarlo dal sangue di Cinzia, è stato riportato all’interno della casa e rimesso al suo posto. E lì, dov’è avvenuto l’omicidio, alla luce dei rilievi balistici eseguiti in precedenza, sono state ricostruite le traiettorie di sparo.
In uno dei sopralluoghi erano stati ritrovati all’esterno dello stazzo i tre bossoli dei colpi sparati contro Cinzia. Uno (ma non è ancora stato accertato se quello mortale), l’ha colpita quando era sul divano. Che porta, infatti, il buco del proiettile e le macchie di sangue che Ragnedda aveva cercato di ripulire. Da accertare anche il movente. Una delle ipotesi investigative su cui gli inquirenti cercano riscontri, è che il 41enne abbia reagito a un approccio sessuale rifiutato. Al quesito se la ragazza abbia subito violenza sessuale dovrà rispondere l’autopsia (da un primo esame non erano emerse tracce di violenza, ma devono essere effettuati altri esami). Nella sua confessione Ragnedda aveva detto di aver reagito a un’aggressione con un coltello puntato alla bocca da parte della ragazza. Si cercano riscontri alla sua versione. Ma le attività in corso sono finalizzate anche ad accertare chi lo abbia aiutato nelle ore successive al delitto. Al momento sono due gli indagati per favoreggiamento: la fidanzata Rosamaria Elvo, e un conoscente, Luca Franciosi. Entrambi sono stati già interrogati e hanno fornito agli inquirenti la loro versione dei fatti.