La Nuova Sardegna

Il caso telefonini: ecco la via giudiziaria alla scienza

di Eugenia Tognotti
Il caso telefonini: ecco la via giudiziaria alla scienza

La Corte d'appello di Torino afferma che l'uso prolungato può causare tumori alla testa e dà ragione a un ex dipendente Telecom ammalato. Ma nessuna ricerca finora  ha dimostrato il nesso tra onde elettromagnetiche e malattie oncologiche

19 gennaio 2020
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“L’uso prolungato del telefono cellulare può causare tumori alla testa”. La fonte di questa apodittica asserzione non è, per dire, l'Airc, la Fondazione per la ricerca sul cancro fondata da Umberto Veronesi. E neppure l'American Cancer Society o il nostro Istituto Superiore di Sanità che, l’estate scorsa, ha chiarito che «in base alle evidenze epidemiologiche attuali l'uso del cellulare non risulta associato all'incidenza di neoplasie nelle aree più esposte alle radio frequenze durante le chiamate».

A fare quell’impegnativa affermazione, disattendo i risultati di gran parte degli studi - è la corte d’appello di Torino. Cosa che, in verità, non contribuisce a sollevare la considerazione e la fiducia nella scienza in questo paese. Siamo di fronte – e non è la prima volta – ad una via giudiziaria alla verità scientifica. Che aveva già fatto le sue prove con le condanne a risarcire le famiglie di bambini autistici, riconoscendo una relazione causa-effetto tra vaccino trivalente e autismo, esclusa da innumerevoli studi clinici.E ancora con la prescrizione, contro il parere del Ministero della Sanità, del trattamento Stamina, privo di validità scientifica: un colossale bluff che fece naufragare le speranze di famiglie e malati.

Siamo di fronte ad un’anomalia tutta italiana che consegna ai giudici, di fatto “superperiti”, la possibilità di ignorare i risultati di ricerca, data l’ autonomia di cui godono nello scegliere gli esperti a cui affidare le perizie e nell’accogliere, come prova, pareri che si discostano da quelli di buona parte della comunità scientifica. Annunciata da tutti i media con titoli ad effetto, che hanno seminato inquietudine e allarme tra la gente, la notizia ha riaperto il dibattito su una questione aperta da anni: il presunto rischio per la salute collegato ai telefoni cellulari e la questione di quanto intensivo, prolungato e smodato debba essere l’utilizzo dei medesimi per incrementare i rischi.

Punto di partenza il caso di un ex dipendente della Telecom, ammalatosi di neurinoma dell'acustico - un tumore benigno, ma invalidante - dopo anni di lavoro che comportava un uso intensivo del cellulare ( 5 ore al giorno). Ma quali risposte ci fornisce la ricerca sul rapporto cancro-campi elettromagnetici? Orientarsi nel labirinto dei risultati degli studi dell’ultimo decennio è davvero difficile. Si può solo richiamare, di sfuggita, l’Oms che ha classificato le emissioni nel “Gruppo 2B”, quello dei «possibili cancerogeni», così esteso da comprendere addirittura la caffeina!

E ancora, lo studio, finanziato dall’Unione Europea, “Cefalo”, condotto su bambini e adolescenti, che non ha trovato nessuna relazione causa-effetto tra uso dei telefoni cellulari e insorgenza di tumori cerebrali. E, inoltre, la gigantesca ricerca “Interphone”, 13 nazioni coinvolte, compresa l’Italia. Conclusione: non sono stati osservati aumenti di rischio per il glioma o il meningioma in relazione all’uso del cellulare, ma «un incremento di rischio di glioma per le esposizioni maggiori».

Di recente, hanno fatto discutere i risultati di una maxi-indagine di laboratorio del National Toxicology Program Usa. L’indagine ha portato a verificare un aumento dei casi di alcuni tipi di tumore in ratti e topi, esposti a dosi di radiazioni enormemente più elevate di quelle che le persone sperimentano nella vita reale: nove ore giornaliere di radiazioni non ionizzanti a radiofrequenza come quelle emesse dai telefoni. La questione del nesso tra onde elettromagnetiche e malattie oncologiche è una delle più studiate al mondo e tra le più ardue, dato anche il tempo, relativamente breve, che ci ha visto immersi in un mare elettromagnetico.

Se per i danni del fumo si è accumulata, nel tempo, una gigantesca mole di dati epidemiologici, che ha permesso di arrivare a interpretazioni univoche, non è così per il rapporto cellulari e alcuni tipi di cancro. Saranno necessari altri anni per valutazioni attendibili, con la tecnologia che cambia continuamente. Ma intanto, in nome del principio di precauzione e per “prendersi il sicuro”, come si dice in Gallura, si può scegliere di usare gli auricolari e di non tenere lo smartphone incollato all’orecchio, ma lontano dalla testa.

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