La Nuova Sardegna

Caro Solinas, il Sassarese ha bisogno di aiuti immediati e incisivi

Daniela Scano
Caro Solinas, il Sassarese ha bisogno di aiuti immediati e incisivi

Il contagio diffuso negli ospedali e nelle case di riposo potrebbe essere solo la punta dell’iceberg di una emergenza nella emergenza concentrata nelle strutture sanitarie e assistenziali del Nord Sardegna - IL COMMENTO

29 marzo 2020
4 MINUTI DI LETTURA





In Sardegna, stando all’ultimo bollettino diramato dalla Unità di crisi della Protezione civile e della Regione, il 65% dei positivi al Covid-19 sono nel nord Sardegna, la grande maggioranza è stata contagiata dal virus in ospedale o in una casa di riposo. Tra i positivi c’è un numero incredibilmente alto di sanitari che lavorano negli ospedali di Sassari (la maggioranza), Olbia, Alghero. Si tratta di medici, infermieri, Oss, uomini e donne delle pulizie. Ma questo contagio diffuso in corsia e nelle stanze della Rsa potrebbe essere solo la punta dell’iceberg di una emergenza nella emergenza concentrata nelle strutture sanitarie e assistenziali del nord Sardegna. Solo uno screening a tappeto tra tutti gli operatori sanitari, tutti i pazienti ricoverati e chi li ha avvicinati potrebbe dare la misura di ciò che è accaduto, per prevenire ciò che potrebbe accadere ancora.

Non è certo il momento, è il caso di ribadirlo, di additare presunti responsabili di questo collasso del sistema sanitario sassarese. Ora è il momento di correre ai ripari. Presidente Christian Solinas, per farlo bisogna che tutte le forze in campo agiscano con efficacia, competenza, senso della comunità, personale e mezzi. In gioco non ci sono le carriere, politiche e professionali, dei singoli che saranno giudicati in futuro dalla magistratura, dagli ordini professionali, dall’elettorato e soprattutto dalla loro coscienza. Bisogna fare, non dire; occorre agire, non annunciare. È necessario fare bene e in fretta, intervenendo nelle criticità e non ragionando con l’algoritmo dei residenti. Bisogna agire là dove c’è bisogno, calibrando gli interventi. Il suo ruolo, presidente Solinas, è determinante. Questa parte dell’isola ha bisogno di risposte chiare e di provvedimenti rapidi e incisivi. Le risorse e i presidi si protezione individuale vanno distribuiti con intelligenza e in questa ottica. Se nel nord Sardegna c’è bisogno, come i numeri drammaticamente dimostrano, di maggiori sforzi, è in questo territorio che devono essere concentrati, senza mai perdere d’occhio le altre situazioni che nel resto dell’isola in questo momento sono apparentemente sotto controllo. Il nuovo commissario straordinario dell’Aou, il manager sassarese Giovanni Mario Soro, deve essere messo nelle condizioni di agire con tutti i mezzi e il personale a disposizione. Saranno state anche doverose e non polemiche, come qualcuno ha detto, le dimissioni ufficializzate all’indomani della sua nomina dai vertici dell’Azienda ospedaliera universitaria. Doverose forse in condizioni normali, ma ai tempi del coronavirus sarebbe stato meglio anche mettersi a disposizione senza se e senza ma.

La sanità ha bisogno di una squadra coesa di professionisti guidati da una unica cabina di regia, semplificata al massimo ma competente e autorevole, che sa ciò che deve fare e dirama direttive precise che devono essere eseguite da tutti con tempestività. Disposizioni precise e mezzi adeguati, di questo c’è bisogno per i medici e gli operatori sanitari che ogni giorno affrontano la trincea del Covid-19. Metteteli nelle condizioni di lavorare in totale sicurezza. La Regione scandisce ogni tardo pomeriggio l’ansiogeno bollettino dei contagi e dei decessi aggiornato sempre al giorno precedente, mentre nel corso della giornata i sindaci hanno già diramato il proprio generando una confusione incredibile (e presto anche ingestibile) di numeri che si accavallano e si sovrappongono. Gli amministratori locali pensano al proprio particolare, senza guardarsi intorno e senza capire che se la cabina di regia è una c’è un senso. Essere responsabili della sanità nel proprio paese non significa (solo) rendere conto in tempo reale ai residenti impauriti di quanti positivi sono in isolamento e di quanti concittadini sono morti. I sindaci devono, ciascuno per la sua parte, cercare di mettere in sicurezza tutti richiamando al dovere di osservare le restrizioni, di rispettare le regole. I primi cittadini devono occuparsi dei più deboli e dei più vulnerabili: gli anziani, chi non ha più i soldi per fare la spesa, chi una casa non ce l’ha. Questo è il loro compito. Parlare, non urlare; avvertire, non terrorizzare. Guidare, insomma, la propria comunità nel momento più difficile che l’intero pianeta abbia condiviso. Ma i sindaci vanno anche aiutati dalla Regione a fare il loro difficile lavoro. Perché è vero che nelle case di riposo di tutta l’isola, Casa Serena è solo il caso più eclatante, uno dopo l’altro si verificano casi di positività tra gli anziani ospiti e il personale. La cabina di regia della emergenza Covid-19 pensi a queste situazioni e faccia fronte, non solo inviando presidi di sicurezza ma dove è necessario mandando il personale necessario, alla quotidianità delle strutture che sono diventate piccoli ospedali da campo. Luoghi dove, come ha raccontato nei giorni scorsi un ospite di Casa Serena, la paura del contagio e della morte in solitudine è l’unica compagna.

In Primo Piano
La lotta al tabacco

Un sardo su tre fuma e i divieti sono ancora blandi

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative