La Nuova Sardegna

Narcotrafficanti fermati a Sassari: la risposta alla richiesta di legalità

Gianni Bazzoni
Una stradina del centro storico di Sassari (foto Ivan Nuvoli)
Una stradina del centro storico di Sassari (foto Ivan Nuvoli)

11 luglio 2020
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Un livello alto, una organizzazione forte, capace di impadronirsi del territorio individuato e di fare arrivare chili di eroina e cocaina senza neppure toccarla. Per poi canalizzare i guadagni verso realtà estere. Questo emerge dalle indagini sulla struttura criminale che aveva messo radici a Sassari, nel centro storico, e dove c’erano dei veri professionisti. Capi e manovali, compiti bene assegnati, compresi quelli della vigilanza agli incroci e nei vicoli. Sentinelle per segnalare l’arrivo o solo l’inserimento curioso delle forze dell’ordine. Non è stata una indagine semplice quella condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Sassari, perchè all’inizio il campo d’azione dell’organizzazione criminale era impenetrabile. Al punto da fare apparire tutto normale, giusto qualche problema, ma come tanti emergono in realtà dove la droga è presente.

Invece quell’allarme lanciato due anni fa dalla Nuova Sardegna, rafforzato anche da una intervista all’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu che aveva denunciato la presenza in Sardegna di organizzazioni criminali e indicato il centro storico di Sassari ad alto rischio per droga e racket, oggi trova conferma nell’attività investigativa sviluppata dai carabinieri e nell’inchiesta sviluppata dalla procura della Repubblica. Un lavoro lungo e silenzioso, anche quando sono stati effettuati sequestri di droga importanti che potevano essere portati come trofeo, e invece sono stati annotati e messi da parte per cercare di arrivare sempre più in alto. Andare oltre i semplici corrieri, persone che rischiano la vita mettendo a disposizione il proprio corpo per duemila euro e trasportano ovuli di eroina e cocaina. Procura e carabinieri hanno agito insieme, una intesa che si è rivelata preziosa: monitoraggio degli indagati, controllo dei lunghi e imprevedibili spostamenti, assistenza tecnologica e rilascio di autorizzazioni, l’emissione di provvedimenti a sostegno di una corretta applicazione delle procedure.

Così, alla fine, dopo più di due anni si è chiuso il cerchio e sono arrivate le conferme. Quello che aveva scritto la Nuova Sardegna alla fine del 2018 era tutto vero, il rischio dell’insediamento e della radicazione della criminalità nigeriana nel centro storico per gestire traffici illegali è stato certificato come reale da una inchiesta giudiziaria. E il giornale - come è stato riconosciuto anche ieri – ha fatto la sua parte. Ha raccontato i fatti, ha dato voce alle preoccupazioni e alle paure della gente, ma anche alla voglia di legalità e di tutela dei diritti di tutti. Specie di quei ragazzi che a centinaia camminano nel tunnel della droga e che hanno fatto la fila per comprare le dosi nel centro storico sassarese. Mentre trafficanti e spacciatori si arricchivano vendendo morte.

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