Contagi e polemiche: il "gioco" è finito, ora la salute
Ogni volta che accade qualcosa di grave, e purtroppo capita spesso, riprende il campionato dello scaricabarile. Da sempre in politica si affrontano atleti eccelsi di questo sport nazionale. Mai nessuno che si prenda la responsabilità di un errore, di una dimenticanza, di una sciatteria. Prendiamo il surreale e imbarazzante dibattito che si è appena concluso in consiglio regionale. Il parlamento sardo si è riunito in tutta fretta. Non lo ha fatto per affrontare la nuova emergenza covid e la gestione della imminente riapertura delle scuole che tanta ansia crea a studenti, genitori e personale. I consiglieri regionali sardi non sono corsi a Cagliari per decidere come aiutare migliaia di corregionali rimasti senza lavoro e senza aiuti e magari, nella occasione, per parlare anche della campagna vaccinale che i medici di base ancora non sanno come gestire. Niente di tutto questo.
Il consiglio regionale si è riunito per denunciare il presunto complotto massmediatico contro la Sardegna, orchestrato dall’informazione nazionale e dal governo statale dopo la grandinata post ferragostana di contagi covid. Tutti i consiglieri sono diventati paladini della reputazione dell’isola. L’idea era di approvare un documento unitario di maggioranza e opposizione per difendere la sua immagine ferita da alcuni titoli dei giornali nazionali e da strampalate dichiarazioni di governatori in fase di riscaldamento per i campionati dello scaricabarile e della campagna elettorale senza fine. È finita che, dopo ore di arroventato dibattito (costato quanto ai contribuenti?), i nostri consiglieri sono riusciti a dividersi perfino sulla formulazione di un ordine del giorno. Il documento è passato con i voti della sola maggioranza. La opposizione ha votato contro, ma non perché imbarazzata dal fumoso e solenne incarico alla giunta «ad adottare ogni atto affinché la Sardegna venga tutelata anche per i danni subiti all’immagine di regione ospitale e preparata ad affrontare in modo adeguato e sicuro l’emergenza epidemiologica e affinché si ristabilisca un clima di serenità basato su una comunicazione veritiera, tempestiva ed efficace». L’opposizione ha votato contro perché la maggioranza non si era assunta a sua volta la responsabilità di qualche colpa nella gestione della emergenza covid.
Nel frattempo il Lazio, governato dal segretario del Pd Zingaretti, accusa la Sardegna di non avere impedito ai positivi di imbarcarsi su traghetti e aerei, però sorvola sul fatto che molti giovani laziali arrivati nell’isola dopo il tour Croazia-Ibiza-Grecia abbiano allegramente ammesso di essersi imbottiti di tachipirina per aggirare alla partenza i controlli (che comunque non venivano fatti).
E poi c’è il Veneto, governato dal leghista Zaia, che fa il tampone solo ai corregionali che tornano dalle vacanze in Sardegna. Così l’isola, fino a luglio covid free dopo mesi di immensi sacrifici collettivi, oltre al danno del boom dei contagi di importazione deve subire la beffa delle accuse. Infine ci sono i gestori delle discoteche che prima hanno fatto il diavolo a quattro per ottenere la riapertura, poi hanno riempito fino all’inverosimile di gente tutti gli spazi, e adesso accusano i clienti di essersi assembrati. Cosa verissima peraltro, ma evidentemente i titolari non ci facevano caso quando staccavano biglietti a raffica e versavano i drink. In quelle bolle di divertimento sfrenato si sentivano onnipotenti anche gli irresponsabili che, dopo avere fornito dati falsi in discoteca o in ristorante per evitare di essere tracciati, prima di ripartire hanno fatto calare la febbre con dosi massicce di antipiretico.
Scommettiamo che qualcuno adesso “accuserà” la Sardegna anche di avere trasmesso il virus a Berlusconi nella sua Villa Certosa? Altro che campionato nazionale, queste sono le olimpiadi dello scaricabarile. Adesso però la questione non è risalire la catena delle responsabilità. Bisogna pensare a risolvere i problemi. Signori e signore che sedete in consiglio regionale, davvero pensate che ci sia bisogno di un ordine del giorno per difendere l’immagine della Sardegna? Sul serio ritenete che alcuni titoli di giornale, oggettivamente infelici, possano avere macchiato indelebilmente la sua “reputazione”? Siete sinceramente convinti del fatto che i sardi stessero aspettando questa vostra levata di scudi per sentirsi difesi nel momento più difficile dal dopoguerra? Non sarebbe ora di dire basta al logoro campionato dello scaricabarile?
Il “gioco” è finito, senza vincitori nè vinti. Tutti abbiamo la nostra piccola o grande frazione di colpa: chi governa e fa le regole, chi quelle regole non le rispetta, chi crede che il virus sia una invenzione. Ma siccome non c’è problema senza soluzione, è altrettanto vero che tutti abbiamo la possibilità di contribuire a uscire da questo tunnel. Servono comportamenti responsabili, richiami al senso del dovere di ciascuno. Mascherine e distanziamento (e vaccinazioni antinfluenzali a tappeto) come ha ricordato il direttore di Malattie infettive Sergio Babudieri intervistato da Luigi Soriga. Fin dalla notte dei tempi la Sardegna si difende da sola. La sua reputazione è intatta. I sardi, invece, chi li difende?