La Nuova Sardegna

 

Sardegna in rosso, il colore degli errori collettivi

di LUCA ROJCH
Sardegna in rosso, il colore degli errori collettivi

Dal paradiso sterilizzato della zona bianca all'inferno virulento della rossa:  il modello Sardegna è evaporato

10 aprile 2021
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Depressione cromatica. Dal paradiso sterilizzato della zona bianca all’inferno virulento di quella rossa. L’isola si è trasformata da oasi in lager in due settimane, il modello Sardegna è evaporato con un doppio passaggio verso l’inferno. In mezzo una serie di errori e inefficienze che hanno vanificato lo sforzo di mesi di zona gialla. In questo semaforo delle emozioni i sardi si ritrovano sigillati in casa a pensare alla libertà perduta. E a chiedersi perché si è passati in meno di un mese dal covid-free ad avere l’indice Rt più alto in Italia, 1,54.

Non esiste un solo responsabile, così come non c’era un mago che aveva fatto arrivare la Sardegna in zona bianca. I fattori sono tanti. La zona bianca ha avuto un effetto psicologico deleterio. Un liberi tutti che ha fatto esplodere la socialità repressa per un anno. Soprattutto nei piccoli centri, in cui i controlli delle forze dell’ordine sono meno stringenti e il senso di comunità è molto più forte. Il moltiplicarsi di feste, banchetti, spuntini ha riacceso la circolazione del virus. Cluster che hanno portato al lockdown in 16 piccoli comuni nell’isola, con numeri che hanno fatto salire l’Rt. La tensione in calo è stato il combustibile che ha riacceso i motori del virus. L’epidemia si è rinforzata e ha riempito in poche settimane i reparti di terapia intensiva. Ma questa ondata che arriva dai paesi ha attecchito anche nelle città. Con le scuole chiuse anche in grandi centri, come Olbia, Nuoro, Oristano, Macomer.

Ma non è stato solo il bianco inebriante a dare ossigeno e vigore al virus. Il maggiore aiuto è arrivato da una campagna vaccinale che in tutta Italia va ancora troppo piano. La mancanza di una reale strategia a livello nazionale, il caos sull’efficacia dei vaccini, sulla loro possibile pericolosità, su quali categorie vaccinare prima hanno contribuito a zavorrare la campagna. La fabbrica dell’immunizzazione non è mai entrata in funzione. I grandi hub poco possono fare se non arrivano le fiale e se non c’è una pianificazione precisa. E in alcuni casi hanno mostrato limiti nella gestione

Gli effetti si pagano non solo nel nuovo boom del virus, ma anche nel deserto economico in cui è ridotta la Sardegna. I dati dell’Aspal mettono in evidenza come un sardo su tre sia senza lavoro. Negli ultimi mesi nell’isola c’è stato un calo degli occupati del 27 per cento, e sono cresciuti gli inattivi, quelli che il lavoro non lo cercano più, del 28 per cento. Altre due settimane di zona rossa renderanno ancora più devastante l’effetto del covid sull’economia disintegrata di un’isola senza industrie, senza trasporti, senza infrastrutture e senza più una classe media, che scivola lentamente sul selciato della povertà. E anche il futuro sembra sempre più cupo, con le scuole che celebrano il secondo anno di chiusura, con la didattica a distanza che serve al massimo come palliativo.

Si riducono anche le speranze che questa estate ci possa essere una stagione turistica. L’unica industria della Sardegna che in questi anni ha tenuto a galla l’economia della regione sembra condannata al tracollo. Perché se la curva della reazione al virus non si inverte per la Sardegna anche il 2021 sarà un altro anno di grande depressione.


 

 

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