La Nuova Sardegna

Covid

Virus e virologi ancora alla ribalta

Eugenia Tognotti
Virus e virologi ancora alla ribalta

Gli epidemiologi ricompaiono nei talk show e non hanno una posizione comune. Erano stati scalzati dagli strateghi della guerra

26 giugno 2022
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Facciamocene una ragione, come si dice. Non siamo a fine partita della pandemia – come ci aspettavamo anche qui in Sardegna, pensando alla felice estate del 2020, con 296 casi registrati. Ma non siamo all’anno zero, date le conoscenze accumulate negli ultimi due anni che ci permettono di seguire l’evoluzione e il comportamento di nuove varianti. E anche di avere un’idea dell’estate che ci aspetta, dopo l’entrata in campo di nuove sotto varianti BA.4 e BA.5, più trasmissibili delle precedenti e dotate di una maggiore possibilità di reinfezioni. Ma non associate ad un aumento dei decessi, data la ridotta capacità del virus di infettare le vie respiratorie profonde, probabilmente grazie ai vaccini. Col profilarsi della ondata estiva, la quinta – in contemporanea ad altri Paesi - c’era da aspettarsi l’uscita del Covid dall’eclissi dovuta alla guerra in Ucraina, cosa che è puntualmente avvenuta. La pandemia ha velocemente conquistato i titoli dei Tg e dei giornali che hanno riportato in primo piano i numeri.

I numeri dei contagi, delle ospedalizzazioni (in area medica e terapia intensiva), dei decessi, del numero dei tamponi (antigenici e molecolari), dei tassi di positività, dei casi di isolamento domiciliare. Insomma, semmai fossimo, legittimamente, tentati di dimenticare, il virus è tornato alla ribalta. E contemporaneamente, in crisi di astinenza da video e social, sono ricomparsi - in talk show e trasmissioni di chiacchiere , oltre che sui giornali - gli “esperti” di virus e dintorni, scalzati, per un breve periodo, da ambasciatori, generali, analisti e studiosi di geopolitica.

Lo scenario è quello delle discussioni sui vaccini e la vaccinazione, gli eventi avversi, le proprietà clinico-terapeutiche degli antivirali. Infettivologi, virologi, microbiologi, epidemiologi, divulgatori scientifici, “esperti” di varia, e talora di incerta competenza, in cerca di visibilità mediatica - e per lo più accompagnati da un nuovo libro da pubblicizzare – dichiarano, esprimono giudizi, raccomandano comportamenti e regole, vaticinano, senza che emerga una posizione comune, capace di rappresentare un faro nella notte dei dubbi che questa ennesima ondata solleva.

Prendiamo la causa dell’impennata dei contagi. Se per alcuni è dovuta alla contagiosità di Omicron 5, passato dal 18 al 34 per cento in sole tre settimane, per altri è direttamente collegata alla socialità e alla mancanza di restrizioni, come sembrerebbe dimostrare il fatto che i nuovi positivi sarebbero soprattutto giovani. Né c’è accordo sulle mascherine. Al fronte che lamenta l’abbassamento delle difese e il mancato uso, precauzionale, di quel dispositivo, se ne oppone un altro che ne sostiene l’abolizione nei luoghi di lavoro. Non manca chi si pronuncia, scontrandosi, contro l’isolamento degli asintomatici, con la motivazione che questa scelta spingerebbe tanti positivi non dichiarati ad indossare la Ffp2 nei luoghi chiusi, invece di circolare senza protezione per non essere “scoperti”.

Si oppone però alle richieste di politici ed esperti il ministro della Salute Roberto Speranza che ha ben presenti i fenomeni di sottodiagnosi o “autodiagnosi” che rimandano ad una quota, di certo rilevante, di persone che – a causa la circolazione delle nuove varianti, in grado di eludere la protezione immunitaria da vaccino o in seguito a guarigione - hanno avuto un’infezione sfuggita ai sistemi di sorveglianza. Cosa che porta l’indice Rt – che tutti abbiamo imparato a conoscere - sopra la soglia epidemica, 1,07, secondo le stime dell’Istituto Superiore di Sanità. Non ci sono restrizioni all’orizzonte. Ma di togliere la misura dell’isolamento per i positivi non se ne parla. Le 650mila persone che si trovano in quella condizione non potranno andare in giro. Nessun allarme. Ma là fuori, per niente frenato dal caldo torrido di questi giorni, il virus continua a circolare.

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