La Nuova Sardegna

Covid

Non perdiamo la memoria delle vittime

di Eugenia Tognotti
Non perdiamo la memoria delle vittime

Il 18 marzo è la Giornata del Covid: in Sardegna il virus ha causato tremila morti

17 marzo 2023
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Domani, 18 marzo, nella ‘Giornata in memoria delle vittime dell’epidemia di coronavirus’, istituita con la Legge 18 marzo 2021, è prevista in tutta Italia - come si può verificare da una pur rapida rassegna dei giornali locali – una serie di iniziative in memoria delle vittime del Covid-19. Cerimonie religiose e civili, inaugurazioni di targhe e installazioni artistiche, lapidi celebrative, convegni, mostre d’arte, messa a dimora di alberi, bandiere a mezz’asta negli uffici pubblici: ogni comunità ricorderà a suo modo le vittime della pandemia, le persone, i mondi, i vissuti che si nascondono dietro neutre percentuali e freddi numeri: 180 mila ad oggi in Italia, distribuiti in modo non uniforme lungo lo stivale, da Nord a Sud, passando per le isole.

Nell’elenco delle Regioni - che comincia con la martoriata Lombardia e continua in ordine decrescente per numero di vittime, in cifre assolute e in percentuale sulla popolazione, la Sardegna è sedicesima, con un numero di vittime che si avvicina a quello della più popolosa Calabria, ma con la stessa percentuale: 0,18 decessi per 100 mila abitanti. Pure il numero dei morti, circa 3000 – frutto di uno stillicidio di tre anni - fa impressiona in una regione sottopopolata: è come se un intero paese come Berchidda, per dire, o Villagrande Strisaili o Posada, scomparissero dalla carta geografica. Considerata in questa particolare prospettiva, la dimensione della ‘perdita’ per famiglie e comunità appare in tutta la sua sconvolgente tragicità, da ricordare in momenti comuni. Se diversi paesi, in varie parti dell’isola, da Siniscola a Carbonia, annunciano manifestazioni, non pare che il Consiglio regionale, il Parlamento dei Sardi, abbia previsto per domani, nella sede dell’Assemblea legislativa, una iniziativa per ricordare il più grande evento traumatico in tempo di pace, la pandemia, unendo alla rappresentazione del lutto dell’intera comunità regionale, il riconoscimento del merito e dell’abnegazione del personale sanitario, in particolare nella prima , drammatica fase. In questi stessi giorni, si parla anche negli Stati Uniti della risoluzione per designare il primo lunedì di marzo di ogni anno come "Giornata della memoria delle vittime di COVID-19" che riconosce ‘l'incommensurabile lutto’ di una Nazione che ha registrato più di un milione di morti. Ma ovunque, nel mondo, mentre si avvicina il terzo anno di pandemia - e pur tra venti di guerra, sempre più impetuosi - c’è l’esigenza di continuare a onorare la vita dei tanti che l’hanno persa, a causa di questa pandemia. Perché non si parla del lutto privato e del dolore dei sopravvissuti nell’incessante e ininterrotto fluire dei discorsi pubblici, dapprima su virus, varianti, vaccini e ora sulla gestione della pandemia e sulle indiscrezioni che escono dall’inchiesta della Procura di Bergamo. Ogni morto di Covid- inaspettatamente e, spesso prematuramente - ha lasciato dietro di sé un mondo. Tante persone in lutto hanno visto le vite perdute dei loro cari dissolversi nei tassi di mortalità, scomparire dietro le statistiche, confluire nel gigantesco bilancio di una tragedia collettiva. Questa pandemia – così diversa, e per tanti aspetti, da quelle del passato, comprese le due guerre mondiali - ha lasciato dietro di sé troppe ferite. È difficile da sopportare per le famiglie delle vittime il non aver potuto dire addio a persone care ricoverate in ospedali e in case di cura, fare a meno dei rituali sociali e religiosi – veglie, funerali; elaborare il dolore senza il sostegno, assicurato in passato dalla rete di amici o familiari. Al di là dell’istituzionale minuto di silenzio e delle bandiere a mezz’asta, sarebbe auspicabile che la Regione promuovesse, a partire dalla 'Giornata' di domani, un concorso di idee per memoriale regionale di memoria e di ricordo.

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