La Nuova Sardegna

Economia

L’inflazione danneggia i consumatori

di Roberto Furesi e Pietro Pulina
L’inflazione danneggia i consumatori

La distribuzione delle ricchezze e delle opportunità si polarizza lungo le filiere, premiando chi è già forte e mettendo in difficoltà chi già arranca

20 settembre 2023
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Dal primo ottobre scatterà il trimestre antinflazione sul carrello della spesa. Entrerà in vigore un protocollo d’intesa tra il Ministero del Made in Italy e i rappresentanti delle associazioni della distribuzione commerciale. A partire da quella data, e fino alla fine dell’anno, le insegne che hanno sottoscritto l’accordo si impegneranno a calmierare i prezzi su una selezione di articoli, alimentari e no, tra i più rappresentativi del paniere di consumo degli italiani. In questo modo, il Governo intende contrastare il fenomeno inflattivo che sta erodendo la capacità di acquisto delle famiglie. Non condividono la misura e non aderiscono all’accordo alcune associazioni industriali di prodotti di largo consumo, le quali dichiarano di non volersi trovare intrappolati tra l’incudine dei costi crescenti di energia e materie prime e il martello dell’azione calmieratrice promossa dalla distribuzione in accordo con il Governo.

L’inflazione in atto è figlia della combinazione di diverse tendenze convergenti, tra le quali emergono, da un lato, la ripresa post-Covid della domanda di beni e servizi, che ha potuto contare su un serbatoio di risparmi forzati accumulato durante i periodi di distanziamento e, dall’altro, l’aumento della spesa pubblica, mirato a sostenere la ripartenza dell’economia. Il recupero dell’economia mondiale dopo la pandemia e il clima di tensione sullo scenario internazionale hanno spinto sui prezzi di diverse materie prime e fonti energetiche, contribuendo a creare la tempesta inflazionistica perfetta. Tralasciando le considerazioni di natura monetaria relative alla scelta della Banca Centrale Europea di far fronte al fenomeno con un rialzo dei tassi, ciò che qui conta è verificare se le prospettive di rincari dei prodotti alimentari sono destinate a perpetuarsi e ridefinire la catena del valore del cibo dal campo alla tavola.

Un elemento di riflessione giunge dagli indici dei prezzi pubblicati dall’Istituto ministeriale di ricerca Ismea relativi ai prodotti acquistati e a quelli venduti dagli agricoltori. L’ultimo dato al momento disponibile per le comparazioni, relativo allo scorso mese di marzo, rivela che i primi sono aumentati del 9,27% rispetto allo stesso mese del 2022, mentre i secondi, pur con diverse tendenze per i vari prodotti, sono cresciuti del 6,01%. Le dinamiche dei prezzi hanno penalizzato i cerealicoltori e i produttori di frutta e ortaggi, mentre i produttori di latte e uova se la sono cavata. In fondo alla filiera, invece, nello stesso periodo il carrello della spesa è rincarato mediamente – secondo Nielsen e Ismea – dell’8,6%, mentre per l’Istat la crescita media dei prezzi è stata addirittura del 12,6%. Se dunque gli industriali lamentano la compressione dei margini operativi lordi e, come abbiamo visto, gli agricoltori non possono esser tacciati di speculare sulla ripresa della domanda, resta da verificare il contributo apportato dalle imprese commerciali.

La chiamano “inflazione da profitti”, dal momento che ad essa è corrisposto un aumento del valore nominale dei margini delle imprese nella distribuzione del Pil in questa fase economica. In realtà, la questione è ben più complessa e ci sottraiamo a valutazioni e ricette semplicistiche. L’inflazione durerà ancora a lungo, dicono gli esperti sulla scorta dell’esperienza della storia, perché è un fenomeno che tende ad autoalimentarsi attraverso spirali perverse prezzi-salari e prezzi-profitti. La morale della storia, però, recita che – come al solito – quando il mare si agita e diventa tempesta, la distribuzione delle ricchezze e delle opportunità si polarizza lungo le filiere, premiando chi è già forte e mettendo in difficoltà chi già arranca. Anche in questo caso, il consumatore – che la teoria economica rappresenta come il “sovrano dei mercati” – finisce col pagare per tutti. E con lui, la sua famiglia.

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