In Polonia il voto che azzoppa i nazionalismi
Donald Tusk ha vinto grazie all’alta percentuale dei votanti e soprattutto al voto femminile che si vedeva negato il diritto all’aborto
Donald Tusk era ritornato a fare politica con il compito di riportare il suo Paese dentro le regole europee della separazione dei poteri e delle libertà individuali. Otto anni di sovranismo avevano condotto la Polonia a essere sanzionata dalla Ue, solo il suo impegno deciso nei confronti dell’Ucraina aveva mitigato le misure. Tusk con la sua Alleanza Civica conquista la maggioranza dei voti con il 54%, anche se il partito più votato resta il Pis di Kaczynski. Tusk ha vinto grazie all’alta percentuale dei votanti e soprattutto al voto femminile che si vedeva negato il diritto all’aborto.
La politica sovranista, appoggiata dal clero cattolico, ha provocato un allontanamento dei polacchi dalla Chiesa. Il Paese resta cattolico ma le chiese sono deserte quasi come durante le persecuzioni staliniste. Tusk dai sovranisti viene accusato anche di non parlare bene la lingua polacca. Lui è un casciubo, appartiene a una minoranza della zona di Danzica, negli anni ’30 divisa tra Germania e Polonia. Lo hanno accusato di aver avuto un nonno nella Wehrmacht, dimenticando che poi disertò per diventare un capo della resistenza. Un confronto duro con l’impegno costante di fake news, calunnie e accuse personali. Ne ha fatto le spese anche la regista Agnieszka Holland che con “Il confine verde” racconta il dramma dei migranti nella frontiera polacco bielorussa e per questo accusata di essere anti polacca.
A chi darà l’incarico il presidente Duda? Al Pis il partito più votato che è anche il suo? Oppure incaricherà Tusk? Duda ha 30 giorni di tempo, nel frattempo Kaczynski giocherà sporco cercando l’appoggio di qualche deputato per guadagnarsi la maggioranza. Una situazione che ricorda quella spagnola. Se Tusk avrà l’incarico il suo impegno maggiore l’avrà sul fronte interno, riportando la separazione tra potere giudiziario ed esecutivo riformando la legge restrittiva sull’aborto. Nel ’22 una ragazza era morta perché i medici si erano rifiutati di farle abortire uno dei due gemelli deceduto nel suo grembo. Poi abolendo le limitazioni per la comunità Lgbt+, in interi paesi e quartieri vi è la proibizione per loro.
Altro aspetto è l’incremento delle spese della difesa, che quest’anno raggiungerà il 3% del Pil e come obiettivo desiderato dal Pis il 5% a lungo termine. Questo non significa che l’impegno polacco verso l’Ucraina diminuirà. Il pericolo del revanscismo russo è condiviso da tutti, eccetto un mini partito nostalgico dei sovietici. La critica alle spese della difesa è che il governo attuale ha previsto acquisti monstre senza un progetto.
Il ritorno della Polonia nello Stato di diritto mette ai margini il sovranismo di governo. Il gruppo di Visegrád già azzoppato dalle posizioni filorusse dell’Ungheria vede la sua democrazia illiberale messa ai margini nella politica europea. Orbán è isolato. Fico, il premier incaricato della Slovacchia, a seguito dei risultati polacchi potrebbe mitigare le sue posizioni. Se la Polonia, data la sua crescita economica e la sua dimensione, poteva resistere alle pressioni Ue, non sarà così per la Slovacchia.
Il terremoto polacco ridisegna il gruppo dei Conservatori e riformisti europei presieduto da Giorgia Meloni che perdendo il governo polacco riduce la sua influenza nel parlamento Ue.
Per la presidente del Consiglio un doppio colpo in negativo, prima gli spagnoli di Vox e ora il Pis. Lei in un anno di governo ha sperimentato che i sovranismi sono nazionalismi egoistici. L’avvicinamento di FdI al Ppe sembra iniziato. Sull’immigrazione bisognerà capire che posizione prenderà un eventuale governo Tusk. La storia polacca è fatta di frontiere mobili e la diffidenza verso i migranti è trasversale. Il 22 di novembre tocca all’Olanda. Nel 2024 si vota per il Parlamento Ue. Gli equilibri del Continente si stanno modificando.