«Ministra Bernini, si tranquillizzi: la Barbagia ha dato all’Italia molta più civiltà che criminalità»
Einstein Telescope a Sos Enattos (Lula): bisogna rispondere alle asserzioni e ai pregiudizi di chi frequenta il Billionaire e poi si aspetta i brividi dalla colazione nell’ovile
Non c’è dubbio che l’Einstein Telescope possa rappresentare per la Sardegna interna una sorta di lifting antropologico, ma dubito che sia del tipo che ha prospettato, dall’alto della sua esperienza in questione, la ministra Anna Maria Bernini. E lo dico con cognizione, intanto perché sono nato da quelle parti, in secondo luogo perché recentemente, nel corso del Festival della Scienza di Genova, sono stato onorato di essere nominato testimonial del progetto da parte dell’Ente organizzatore.
L’esternazione della Bernini, secondo cui poter impiantare l’importantissima struttura di ricerca nelle miniere di Sos Enattos significa sottrarre quel territorio alla criminalità, sarebbe incommentabile se non fosse che a furia di tacere su queste asserzioni gratuite si finisce per dargli dignità. A quale criminalità faccia riferimento la ministra non è dato di saperlo.
Forse qualcuno dovrebbe informarla che uno dei benefit principali della candidatura della Sardegna interna, Lula e il Nuorese in particolare, per ospitare l’Einstein Telescope, oltre all’assenza di sismicità, di rumore, di impatto ecologico, è proprio la qualità antropica del posto. L’idea cioè che una moltitudine di persone intelligenti provenienti da tutto il mondo per studiare le onde gravitazionali si incontrano con una popolazione altrettanto intelligente, acuta, formata. Che la lotta alla criminalità l’ha fatta giorno per giorno, in assenza della Bernini e dei suoi colleghi, raggiungendo risultati straordinari.
Tanto che in quella porzione di mondo si possono visitare, avendone voglia, strutture e istituzioni culturali che molte aree più “civilizzate” del nostro Paese si sognano. Tuttavia siamo governati dal pregiudizio e quando della Sardegna si è frequentato solo il Billionaire si rischia davvero di avventurarsi nell’interno con le palpitazioni del turista che paventa, ma allo stesso tempo aspira, esperienze forti, primitive. Brividi da colazioni nell’ovile o da tour nei luoghi asperrimi dove i latitanti dell’Anonima hanno fatto perdere le loro tracce. La Ministra una volta superato il brividino rustico dovrebbe essere informata che la partita dell’Einstein Telescope si gioca sulla sua capacità, e quella del suo dicastero, di pensare alla Sardegna come a un luogo abitato da gente che da almeno un centinaio d’anni si è abituata a dare a questo Paese molto di più di quanto abbia mai ottenuto, anche in termini di sacrificio umano.
La Barbagia ha prodotto più fanti che banditi. Più poliziotti e carabinieri che latitanti. Gente che non ha le stesse opportunità di ogni altro cittadino italiano, che deve subire un aborto di continuità territoriale, e tremende sperequazioni in merito alla propria mobilità, assenza di infrastrutture, abbandono amministrativo, eppure, nonostante questo, non smette di contribuire con le sue tasse e risulta essere in questo senso uno dei territori più virtuosi del Paese.
Paradossalmente l’arrivo dell’Einstein Telescope a questo territorio non regalerebbe niente, ma sarebbe appena sufficiente per metterlo in pari col resto dei cittadini italiani, e coi governi, locale e nazionale, che affermano di amministrarlo.
Ricordo alla Ministra che non molto tempo fa, suoi colleghi di governo avevano proposto di riempire quelle stesse miniere dismesse che speriamo ospitino il telescopio di terza generazione con le scorie nucleari provenienti da tutta Europa. Allora il problema della criminalità organizzata non si pose. Anzi.
Resta da dire che il successo del progetto da ora in poi è nelle mani della sua capacità, del suo dicastero, della compagine governativa che rappresenta, di rendere quel territorio attrezzato e appetibile. Gli abitanti di quel territorio non sono un problema: sono assolutamente attrezzati ed adeguati. Abbiamo già dato, abbondantemente.