La Nuova Sardegna

Oristano

I 300 anni del Seminario Tridentino

di Michela Cuccu ; di Michela Cuccu
I 300 anni del Seminario Tridentino

Venerdì e sabato un convegno nazionale in preparazione della celebrazione solenne prevista il 1° maggio in Duomo

11 aprile 2012
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ORISTANO. Il primo compleanno in realtà lo ha già festeggiato il 28 dicembre 2011 ma a Sassari, perchè fu nel capoluogo turritano che quattro secoli fa l’arcivescovo Antonio Canopulo, gesuita di origini corse ma nato a Sassari, fondò, in veste di arcivescovo di Oristano, nel rispetto delle regole impartite dal Concilio di Trento, il Collegio seminario canopulano, con venti borse di studio, dodici delle quali destinate a seminaristi di Oristano.

Nacque infatti a Sassari (poi diventato Convitto nazionale con, fra gli allievi più illustri, Michelangelo Pira e Francesco Cossiga ), il seminario di Oristano, ma ci volle quasi un secolo perchè, da Roma, ci si accorgesse che in realtà nella città di Eleonora il seminario non ci fosse ancora. Così nel 1712, esattamente il primo di maggio, monsignor Masones, che da vescovo di Ales aveva già aperto il seminario nel centro dell’Alta Marmilla, inaugurò il seminario di Oristano. La prima sede è certo di versa da quella attuale: constava di appena quattro stanze e un’aula, dove studiarono per primi sei seminaristi, quattro di Oristano città, uno di Genoni e un altro di Solarussa.

Piccola storia del Seminario arcivescovile di Oristano, che in questi giorni compie 300 anni, tutti da festeggiare, con un ciclo di manifestazioni di respiro regionale e nazionale. Come nel caso delle due giornate di convegno storico che prendono il via venerdì. Un convegno di ampio respiro, per tracciare non solo le vicende di un seminario che nel 1700 influì, e non poco, sulla società locale, ma anche per raccontarne gli aspetti artistici e archeologici, innazitutto, ma anche legati alle tante collezioni che custodisce la grande struttura che si affaccia sul piazzale della Cattedrale.

Ieri mattina, nel corso di una conferenza stampa, l’arcivescovo Ignazio Sanna ha illustrato a grandi linee il programma del convegno che si apre venerdì alle 15,30 nell’Auditorium San Domenico, in via Lamarmora. Una commissione di esperti ha lavorato per un anno intero alla stesura del programma e alla scelta dei relatori, tutti studiosi e accademici di livello nazionale. Fra questi, oltre a Raimondo Turtas, Fabio Pruneri, Raimondo Zucca e Giampaolo Mele, dell’Università di Sassari, Giuseppe Marci, Carla del Vais, Alessandra Pasolini e Marcella Schirru, dell’ateneo di Cagliari, e Tonino Cabizzosu della facoltà teologica della Sardegna, anche Maurilio Guasco, dell’Università del Piemonte Orientale e Xenio Luigi Toscani dell’Università di Pavia. Si parlerà, dunque, di come era fatto il seminario che oggi è strutturato in quattro piani (l’ultimo completato di recente e dotato di camere e un’aula multimediale), ma anche delle politiche educative dal Concilio di Trento al Vaticano II. Interessanti anche le relazioni che ricostruiranno i criteri nella scelta dei seminaristi, che dopo il Concilio di Trento, ad esempio, non potevano essere figli illegittimi, di macellai e di becchini.

Sabato il convegno si terrà a partire dalle 9.30; alle 21, sempre a San Domenico, un concerto di cori polifonici dell’Arcidiocesi concluderà la manifestazione. Insomma, un’occasione per ricostruire la storia di una istituzione che oggi consta di 22 seminaristi, numero che appare irrisorio rispetto ai 118 allievi che risultavano frequentare il seminario dell’Immacolata nel 1962.

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