La Nuova Sardegna

Oristano

Bus speciale, l’extra lo pagano i genitori del bimbo disabile

di Caterina Cossu
Bus speciale, l’extra lo pagano i genitori del bimbo disabile

L’atto di accusa di una coppia contro la scuola «Volevano che lo accompagnassimo noi in automobile»

25 maggio 2014
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ORISTANO. “Come ci sentiremmo se avessimo cinque anni, fossimo costretti su una sedia a rotelle avendo preservate le qualità intellettive e ci ritrovassimo a seguire dalla vettura di papà l'autobus dei piccoli compagni di classe che gioiosamente vanno in gita?”. La domanda l’hanno posta Ernesto Cappai e Silvana Tore, i genitori del bambino, alla dirigente scolastica dell’istituto comprensivo cittadino di via Bellini, Graziella Pireddu. Era il 15 aprile e sulla gita scolastica del loro figlio, che si sarebbe svolta quindici giorni dopo, incombeva ancora una grossa incognita.

La scuola aveva preso, sin dall’inizio dell’anno, la posizione di non pagare un trasporto speciale. Questo perché «le gite non sono più pagate dal Ministero e nemmeno tramite il Comune sarebbe stato possibile trovare il denaro — ha spiegato poi la dirigente Graziella Pireddu —. Inoltre, in periodo di forte crisi, abbiamo escluso l’ipotesi di accollare la spesa agli altri genitori».

I genitori del bambino, però, non si sono adeguati. E hanno lottato. Ma non per capriccio, bensì per lanciare un messaggio educativo che hanno ritenuto fondamentale. Dunque, alla fine, la visita alla fattoria didattica di Siamanna si è svolta regolarmente e con l’impiego di un mezzo di trasporto speciale per la carrozzina del piccolo, che ha viaggiato con un gruppo di compagni. Il mezzo di trasporto, però, l’hanno pagato loro. Ora Graziella Pireddu è pronta a risarcire, «quando chiuderò l’assestamento di bilancio a giugno».

Ma non è questo il nodo centrale della vicenda per la coppia, che ha già peraltro annunciato di non volere alcun rimborso. «Se la scuola vuole fare un’opera di bene, li versi alla Onlus alla quale è affiliato nostro figlio, l’associazione Ruota Abile — rilanciano —. Tutta l'organizzazione del viaggio di istruzione non abbia visto il nostro coinvolgimento né, a quanto ci è dato sapere, quello del resto dei genitori. Le esigenze di trasporto del bambino sono state scisse arbitrariamente da quelle degli altri bimbi e noi non siamo stati interpellati se non a cose fatte».

Il punto centrale per Ernesto Cappai e Silvana Tore è il messaggio educativo di integrazione che la scuola ha l’obbligo di trasmettere ai bambini, e che stavolta avrebbe invece mancato di trasmettere, nonché la correttezza nei rapporti tra genitori e scuola. «Hanno dato per scontato che noi avremmo accompagnato il bambino in macchina, non ci hanno coinvolto nell’organizzazione né all’inizio dell’anno né nelle fasi successive — ribadiscono ancora —. Tra le mezze frasi e le incertezze, alla fine ci hanno additato solo perché ci siamo impuntati che nostro figlio facesse l’esperienza della gita con il massimo grado di integrazione con i compagni e in serenità. Loro, invece, non si sono nemmeno preoccupati di verificare i costi del trasporto sin dall’inizio».

E come dimostrano le carte, il preventivo chiesto dalla scuola all’azienda che ha messo a disposizione il mezzo è datato 17 aprile, successivo alla richiesta per iscritto inviata dai genitori alla dirigente. Il pagamento di 150 euro alla ditta è stato fatto da parte del padre il 28 aprile, due giorni prima del viaggio. Graziella Pireddu però ora si scrolla di dosso qualsiasi responsabilità di mala gestione. «Questa mi sembra una mossa per gettare del fango gratuito sulla scuola, abbiamo fatto sempre il massimo per l’integrazione e questo caso non fa eccezione. E visto che la gita si è svolta lo stesso, che il pullman è stato trovato e che alla famiglia sarà reso il dovuto dovessi rimetterci io di tasca, non capisco dove stia il problema».

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