La Nuova Sardegna

Oristano

Le suore detective smascherano la ladra

di Caterina Cossu
Le suore detective smascherano la ladra

Oristano, le religiose avevano installato un software sul computer per riprendere una donna loro ospite che ieri ha patteggiato

27 maggio 2014
2 MINUTI DI LETTURA





ORISTANO. Rubava soldi e oggetti preziosi nella struttura gestita dalle suore dove era stata affidata dal tribunale dei minori. Ieri mattina Francesca Melis, ragazza madre di 36 anni, ha patteggiato una pena di 2 mesi e 20 giorni, davanti al giudice del Tribunale di Oristano Riccardo Ariu, e dovrà inoltre pagare una multa di 140 euro. A scoprire la responsabile del furto non sono stati scafati investigatori o esperti di sofisticate tecnologie di indagie, ma un gruppo di suore che si sono improvvisate detective per scoprire chi era responsabile di alcuni ammanchi che si ripetevano da tempo.

Non solo somme di denaro, come i 200 euro riportati nella denuncia cui si riferiva il capo di imputazione e che risale all’agosto del 2013, spariti dalle tasche delle suore. Nella Casa Litarru di via Carmine, in pieno centro cittadino, spesso le religiose non si ritrovavano più nemmeno gli oggetti preziosi, come i rosari o altri oggetti consacrati. Non erano poi unicamente loro le vittime delle razzie della giovane madre di origini cagliaritane. Anche gli altri ospiti della struttura, la maggior parte delle quali donne con situazioni molto simili a quella dell’imputata, lamentavano la sparizione di soldi o oggetti di valore.

I sospetti, però, erano circoscritti al gruppo interno alla Casa Litarru. Nonostante la chiusura a chiave di uffici o delle camere, mai nessuno aveva trovato un segno di scasso o di forzatura. Persino la cassetta di sicurezza dove le suore tenevano il contante sembrava aperta con qualche attrezzo e nulla sembrava fuori posto, a parte il passaggio della mano lesta di chi faceva sparire soldi e preziosi.

Così le religiose hanno congegnato un piano astuto e tecnologico. Hanno scaricato da internet un programma di registrazione video e lo hanno installato e avviato su un computer posizionato in una stanza in bella vista, come se fosse lì spento. La telecamera però è rimasta accesa e ha registrato le mosse di chi entrava nella stanza. È stato in questo modo che la ragazza è stata colta con le mani in pasta: utilizzava copie delle chiavi di porte e cassetta di sicurezza.

La denuncia per il reato di furto è così scattata solo in merito a quell’episodio, dove erano stati sottratti appunto 200 euro, e la congregazione delle figlie di san Giuseppe si è costituita parte civile nel procedimento penale tramite l’avvocato Cristina Puddu. Il giudice ieri mattina ha riconosciuto a favore delle religiose l’aggravante del fatto che la donna abbia “abusato della relazione di ospitalità”.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Urgenza/Il reportage

Sassari, i forzati del Pronto soccorso: 10 minuti per salvare una vita

di Luigi Soriga
Le nostre iniziative