Carrozzine dei disabili fermano le ruspe
San Vero Milis, la decisa opposizione dei cittadini costringe l’amministrazione a rinviare la chiusura del lungomare
SAN VERO MILIS. L’allarme è scattato prima delle otto. La marcia degli operai del Comune non è passata inosservata e il presidio dei cittadini si è animato di buon mattino per accogliere in modo adeguato ruspe e camioncini. Si sono mosse anche le forze dell’ordine, allertate per tempo. L’obiettivo, dichiarato a più riprese, era bloccare la sistemazione di quattro blocchi di cemento armato all’inizio e alla fine del lungomare. Un impedimento fisico che segue un’ordinanza, vecchia di un anno, ma rinfrescata il 14 aprile con un documento analogo, che chiude il lungomare al traffico.
Far rispettare il divieto era però complicato. Dunque, spazio ai cubi di cemento in mezzo alla strada. L’idea è però rimasta sulla carta perché i cittadini si sono opposti e hanno impedito alle ruspe di fare il loro lavoro.
Vista l’impossibilità di andare avanti, nella zona di Mandriola sono arrivati due ingegneri dell’ufficio tecnico, la responsabile Sara Angius e il suo collega Stefano Anedda. I due tecnici hanno provato a sbloccare la situazione, ma non hanno ottenuto risultati. «Noi non ce ne andiamo, chiamate il sindaco e ditele che venga lei a convincerci», hanno gridato i manifestanti mentre Vittorio Alesi, invalido al 100 per cento, iniziava a sdraiarsi sui cubi di cemento: «Sembra di essere nella Berlino del dopo guerra, separati dai nostri vicini da un muro di cemento».
L’idea di dover percorrere 14 chilometri per raggiungere Putzu Idu passando da Sa Rocca Tunda – tra andata e ritorno – non può essere digerita da chi deve allungare il tragitto di 12 chilometri per andare al market, dal medico o a prendere il bus. Il filo diretto con l’amministrazione viene riallacciato alle 9.30. È Sara Angius a chiamare il sindaco e a comunicare la disponibilità per un incontro pomeridiano. Dieci minuti dopo, però, la ruspa (guidata da un operaio residente a Mandriola) si sposta verso Putzu idu e verso l’inizio del lungomare.
La reazione dei manifestanti è immediata e la protesta si sposta di qualche chilometro. La ruspa è costretta a fermarsi in mezzo alla strada, davanti c’è la sedia a rotelle di Enza Di Seglio: «Che mi denuncino, da qua non mi sposto», ribadisce l’anziana donna che vive a Mandriola da quarant’anni e che da venti convive con la disabilità, «a Mandriola manca tutto e non possono imporci di non usare il lungomare».
La protesta va avanti sino a mezzogiorno, quando gli operai desistono e la temutissima ruspa si allontana. Nel frattempo, la manifestazione ha incuriosito i turisti e bloccato un gruppo di ciclisti che speravano di raggiungere i sentieri di Capo Mannu passando dal lungomare.
Gli sportivi eludono il blocco mentre i turisti iniziano a dire la loro: «Immagino che questo teatrino costi parecchi soldi all’amministrazione», afferma Elisabetta Coli, torinese, «avrebbero potuto usarli per fare qualcosa d’intelligente, come ripulire strade e campagne. Questo posto è un paradiso, ma peggiora di anno in anno dal punto di vista dell’organizzazione».
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