La Nuova Sardegna

Oristano

L’arcivescovo chiama a raccolta le confraternite

di Mario Girau

Verranno portate in processione le reliquie di S. Archelao Le “cunfrarias” sono in quasi tutte le parrocchie arborensi

10 giugno 2016
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ORISTANO. Con oltre millecinquecento persone vincolate da una professione solenne, le confraternite formano la “forza” cattolica più omogenea e organizzata dell'arcidiocesi oristanese. Nessuna delle aggregazioni moderne, nate dopo Concilio, può, infatti, vantare una diffusione superiore a quella delle cunfrarias presenti in circa 50 delle 85 parrocchie della Chiesa arborense.

Molte volte con una, due e perfino tre confraternite. Domenica 12 giugno l'arcivescovo le ha convocate per discutere sul loro ruolo in diocesi e per celebrare, nel pomeriggio (ore 17 in cattedrale), il giubileo diocesano delle confraternite, l’anno santo della misericordia. Nella processione verranno portate anche le reliquie di Sant’Archelao, patrono di Oristano. Monsignor Ignazio Sanna, fin dai primi mesi del suo arrivo in diocesi, apprezza cultura, devozione e pietà popolare di questi "confraters": un “patrimonio” di fede che non può restare chiuso nel frigorifero della tradizione. Anzi. Il presule intende investirlo ancora di più nella comunità diocesana.

«Le confraternite sono una presenza reale e forte nella dinamica pastorale delle nostre parrocchie», dice Antonio Zedda per diversi anni delegato vescovile per queste organizzazioni. Della potenzialità pastorale delle confraternite si era già accorto Piergiuliano Tiddia, arcivescovo di Oristano dal 1985 al 2005, che ideò il convegno annuale dei confratelli come momento di incontro fraterno e di festa. «L’arcivescovo Sanna - aggiunge Zedda - nel 2009 ha riformulato lo statuto di queste antiche associazioni, rimodernando e adattando il vecchio regolamento dato dai vescovi sardi nel 1942». Ma non solo. Ne ha anche, col sinodo diocesano recentemente concluso, codificato e modernizzato il ruolo.

Ignazio Sanna ha affidato alle confraternite una tra le missioni pastorali più “spinte”, proprie delle aggregazioni laicali all'avanguardia nella vita della chiesa. “Is Cunfrarias” dovranno «accogliere e proclamare le verità di fede», contribuire «alla realizzazione della comunione fraterna per far crescere la comunione ecclesiale», avere «sollecitudine per la missione di evangelizzazione e santificazione della chiesa», «intensificare la presenza nelle società a servizio dell'uomo per costruire condizioni di vita più giuste e fraterne anche attraverso l'esercizio cristianamente ispirato della cosa pubblica».

«Obiettivi delle confraternite, portate dalla Spagna in Sardegna nel XIV secolo, erano le opere di misericordia, in particolare - dice Raffaele Collu, esperto di tradizioni religiose, che domenica (ore 10,30), nella chiesa di san Sebastiano (Piazza Roma), farà una comunicazione sulla storia di queste associazioni - seppellire i morti durante le epidemie. Poi si specializzarono nei riti della Settimana Santa, che conservano ancora oggi la loro carica emotiva e popolare proprio grazie all’opera dei confratelli e delle consorelle».

La prima confraternita fondata a Oristano è quella della Santa Croce, di “Su Jesu”, in alcuni contesti chiamata dello “Spirito Santo”. Molto diffusa in diocesi la confraternita del Santo Rosario, documentata a Sorradile e Sorgono fin dal 1588, a Santa Giusta e Siamanna nel 1601.

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