La Nuova Sardegna

Oristano

Prese soldi dei condomini, 18 mesi all’amministratore

di Enrico Carta
Prese soldi dei condomini, 18 mesi all’amministratore

Antonio Lai era responsabile dei palazzi Saia di via Cagliari e via Carducci Contestato un ammanco da 300mila euro versati dagli inquilini

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ORISTANO. I Palazzi Saia come un pozzo senza fondo nel quale finivano i soldi degli inquilini. La sentenza, arrivata dopo un processo durato diversi anni, dice che quelle somme hanno terminato il loro percorso direttamente nelle tasche dell’ex amministratore di condominio, Antonio Lai. Quest’ultimo ha provato senza riuscirvi a respingere le accuse che gli avevano mosso contro gli stessi inquilini e che avevano trovato accoglimento nelle azioni della procura. Ha affermato di essere a sua volta vittima della propria collaboratrice, ma non è riuscito a convincere il giudice.

Appropriazione indebita, dice il capo d’imputazione confermato ora dalla sentenza. La somma che mancava all’appello dai bilanci dell’amministratore di condominio è stata quantificata in 300mila euro. L’altro totale che bisogna fare è quello dei mesi di condanna. La pena stabilita dal giudice è di un anno e quattro mesi. In più, fatto salvo un ribaltamento del verdetto in un eventuale processo d’appello, davanti c’è la strada spianata per la causa di risarcimento del danno che, nel frattempo, è lievitato. Alcuni dei condomini si sono infatti costituiti parte civile assistiti dall’avvocato Donatella Pau, dopo essere stati gli ispiratori dell’indagine nata proprio dopo una “rivolta” in cui veniva contestata una cattiva gestione di alcuni edifici dei Palazzi Saia tra via Cagliari e via Carducci.

Dal mancato funzionamento dei servizi si era passati ben presto a esaminare i conti e a cercare di capire perché si verificassero certe carenze. Venne così allo scoperto il buco nei conti. Una voragine poi quantificata in 300mila euro che però lieviterà nel momento in cui arriverà l’ulteriore resa dei conti per il risarcimento del danno. Quella, sia per l’accusa sia per la parte civile, è solo la parte che sarebbe finita direttamente nella disponibilità di Antonio Lai, ma ora che sono passati diversi anni vanno conteggiati gli interessi maturati e ad essi va aggiunto un ulteriore buco da 300mila euro individuato tra le pieghe del bilancio. Sono soldi che gli inquilini cacciarono fuori dalle loro tasche per rimettere in sesto il bilancio e potersi così garantire una continuità amministrativa saldando i debiti con i vari fornitori che reclamavano crediti nei confronti dei vari palazzi.

Antonio Lai però ha sempre respinto queste accuse e ha scaricato la responsabilità sulla propria collaboratrice. L’avvocato difensore Antonello Podda ha prodotto perizie grafologiche per dimostrare che le firme sugli assegni non erano autentiche, ma che qualcuno aveva falsificato tutto. Poi c’è la denuncia nei confronti della collaboratrice, caso ancora pendente. Nel frattempo, un primo verdetto c’è già.

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