Ardia, il commissario e l’arma della diplomazia
Alla guida del Comune di Sedilo il commissario Garau fa un primo bilancio E si appresta a coordinare i preparativi per le celebrazioni di luglio
SEDILO. A un mese e mezzo dal suo insediamento il commissario straordinario parla dell’esperienza al timone del Comune, rimasto orfano di sindaco e organi collegiali per la prima volta dal Dopoguerra.
Un’esperienza che, a detta dello stesso funzionario, si esaurirà nell'arco di pochi mesi, giusto il tempo di traghettare il paese alle consultazioni elettorali dell’11 giugno. Più che una previsione, quello formulato da Abramo Garau è un auspicio: «La gestione di un commissario si limita all’ordinaria amministrazione e deve essere più breve possibile. È giusto che ci siano una pluralità di proposte o anche una sola, ma condivisa da tutti».
Intanto il tecnico si concentra sul presente. I problemi della realtà in cui è stato chiamato a operare non gli sembrano diversi da quelli che connotano molti altri centri: «Non ho rilevato una situazione di particolare gravità», dice Garau, che, con un pizzico di diplomazia, preferisce sorvolare sulle criticità del tessuto economico, sociale e urbano. Mentre non si sottrae all’analisi di una delle questioni più spinose: l’Ardia. Il tema è nell’agenda di Garau, che l’11 aprile parteciperà all'incontro convocato in questura per discutere dei problemi legati alla sicurezza. «Non ho ancora analizzato la circolare, dunque non sono in grado di dire se la normativa sia in contrasto con la tradizione - premette -. In linea di principio ogni cosa deve essere fatta in modo da non arrecare danni agli esseri umani o agli animali, nessuno è pregiudizialmente contrario. Tuttavia non vanno bene neppure gli estremismi. Io non ho elementi sui fattori di rischio, né so se le probabilità di un incidente mortale siano alte o basse, bisognerebbe valutare sulla base del dato storico, delle statistiche».
Quale sarà il suo approccio, dunque? «Voglio capire se ciò che si prescrive corrisponde a una necessità e al buon senso e se è compatibile con i valori della tradizione. Se così non fosse le leggi si possono anche modificare. Se invece sono ragionevoli, se non interferiscono con la tradizione, ciò che mi proporrò di fare sarà usare la diplomazia per convincere gli scettici sulla bontà delle norme».
Come tutte le gestioni tecniche, anche quella del commissario è improntata al pragmatismo, che in buona dose ha usato nella costruzione del bilancio: «Non ci sono squilibri finanziari e questo è dovuto solo al Fondo unico, senza il quale gran parte dei Comuni sarebbero in dissesto», sostiene il funzionario. A preoccupare è invece il cambio di normativa sulle estreme povertà: «Il timore - spiega - è che le nuove forme di sostegno possano creare scompensi nell’immediato, determinando la riduzione del numero dei beneficiari».