La Nuova Sardegna

Oristano

Il comitato per il Delogu: «Traditi dal capoluogo»

di Maria Antonietta Cossu
Il comitato per il Delogu: «Traditi dal capoluogo»

Ghilarza, gli attivisti che difendono l’ospedale accusano il Comune di Oristano «Politici ciechi e sordi verso la vita e le vicende dei presidi sanitari minori»

17 novembre 2019
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GHILARZA. Il comitato Delogu Bene Comune spara ad alzo zero contro chi, a suo avviso, non ha saputo o voluto andare alla radice dei problemi per trovare le giuste contromisure alla crisi dell’ospedale e verso quanti avrebbero snobbato la crociata condotta per difendere non solo il presidio sanitario locale, ma l’intero sistema ospedaliero della provincia. Nel mirino degli attivisti è finita anche l’amministrazione di Oristano, tacciata di egoismo. «Abbiamo avuto conferma della cecità e sordità delle rappresentanze politiche del capoluogo per la vita e le vicende degli ospedali minori, per il futuro dei servizi sanitari nell’Alto Oristanese e nella Planargia e per il progressivo indebolimento dello storico richiamo delle strutture sanitarie della città a tutto vantaggio di quelle di Nuoro», dichiarano Raffaele Manca, Livio Deligia e Immacolata Boeddu, che tuttavia riservano gli strali più acuminati alla struttura tecnico-gestionale della sanità.

«Abbiamo registrato l’ostinata sottovalutazione di Ats, Areus e Assl della necessità e dell’urgenza di creare, nell’ambito dell’area provinciale, un’organica cabina di regia per gestire in parallelo e dare sbocchi positivi allo stato di crisi permanente degli ospedali di Ghilarza, Bosa e Oristano», lamentano i contestatori che all’azienda sanitaria oristanese rimproverano «L’incapacità di governare i flussi in entrata e in uscita del personale sulla base di verifiche dello stato dei servizi e di una programmazione puntuale e articolata nel tempo. Abbiamo registrato la sfrontata noncuranza con cui gli stessi burocrati ai quali il consiglio regionale ha affidato l’attuazione della riforma della rete ospedaliera continuano a operare indisturbati per stravolgerla. Inoltre abbiamo rilevato l’indisponibilità dei responsabili e degli operatori sanitari di varia collocazione a condividere con le amministrazioni locali, col territorio e col comitato le scelte operative che hanno interessato il periodo estivo con ricadute pesanti e negative anche sul presente».

Quindi sottoscrivono l’accusa già lanciata nei giorni scorsi: «Le sirene incantatrici della direzione dell’Assl oristanese avevano già prodotto la migrazione a Oristano di gran parte dei chirurghi in organico a Ghilarza. E poche settimane fa coloro che ripetevano che al Delogu non volesse andare nessun medico hanno tentato la stessa operazione: promesse e ponti d’oro ai medici del reparto di Medicina del nosocomio ghilarzese per un loro approdo volontario al San Martino. Ma il senso di appartenenza al territorio, l’onestà e la generosità hanno spinto gli operatori a un categorico rifiuto».

Gli attivisti mettono in discussione anche il modo in cui è stata gestita l’emergenza al punto di primo intervento: «L’Assl – sostengono Manca, Boeddu e Deligia – si è limitata a non curare come dovuto la ricerca del personale arrivando, poi, a ignorare e a dirottare la disponibilità ripetutamente offerta da diversi medici». L’azienda sanitaria smentisce le accuse, ma il comitato tira dritto e, in attesa di vedere se sarà onorato l’impegno dell’assessore alla Sanità di riattivare domani il primo soccorso, chiede all’Assl di motivare la scelta di «mantenere inoperoso il solo operatore rimasto anziché supportare il pronto soccorso di Oristano, come invece accadeva quando il presidio del Delogu era operativo».

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