La Nuova Sardegna

Oristano

Sindacopoli, udienza rovente

di Michela Cuccu
Sindacopoli, udienza rovente

Un imputato sta male e chiede il rinvio: il giudice lo nega, il difensore rinuncia e il processo salta

20 novembre 2019
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ORISTANO. L’imputato sta male, presenta un certificato medico ma il giudice decide lo stesso di andare avanti col processo. Decisione resa vana dall’avvocato che rinuncia alla difesa. Il giudice però nomina un difensore d’ufficio che per ovvi motivi, chiede i termini a difesa. A questo punto arriva il rinvio, al 14 gennaio prossimo: due mesi, esattamente il tempo che aveva chiesto l’imputato per rimettersi da un intervento chirurgico e poter assistere, come suo diritto, al processo. È stata un’udienza davvero insolita, quella che ieri mattina si è conclusa poco prima delle 13 con un rinvio ad una data per altro già fissata nel calendario del processo. Udienza di un processo importante, scaturito dall’inchiesta “Hazard” che quattro anni fa, attraverso le intercettazioni ordinate dalla Procura di Oristano, aveva svelato un un presunto sistema di condizionamento degli appalti nel Marghine e nell’Alto Oristanese, fra amministratori comunali, professionisti e funzionari pubblici. Inchiesta “pesante” che quattro anni fa portò agli arresti domiciliari Salvatore Ghisu e Michele Corda, rispettivamente ex sindaci di Borore e Noragugume. Con loro, accusati a vario titolo di peculato, falso ideologico e turbativa d’asta, altri undici imputati: l'ingegnere di Macomer Marco Contini; l'ex vicesindaco di Borore Antonio Contini; il segretario comunale di Borore e Norbello, Giuseppe Mura; il sindaco di Nughedu Santa Vittoria, Francesco Mura; Paolo Pirri, geometra del Comune di Nughedu; Stefano Maoddi, ingegnere di Gavoi; Luciano Fenudi, geometra di Ottana; Elio Cuscusa, ex responsabile dell’Ufficio tecnico dell’Unione dei comuni del Marghine; Mario Uda, ingegnere di Oristano; Mariangela Rita Sias e l’agronomo cagliaritano Salvatore Maurizio Cherchi. Proprio quest’ultimo, a casa perché malato, è stato suo malgrato protagonista di un serrato scambio di interpretazioni procedurali fra il suo avvocato, Maria Rosaria Tarantini (del foro di Cagliari) e la giudice Carla Altieri, presidente del Collegio, composto anche da Federica Fulgheri e Marco Mascia. L’avvocato vedendosi negare il rinvio dell’udienza, ha deciso di rinunciare alla difesa dell’agronomo. A questo punto, nel processo si inerisce per così dire, un nuovo elemento, tecnologico. Il presidente del Collegio vincola l’accoglimento del rinvio alla dimostrazione che l’imputato sia stato realmente informato della rinuncia da parte del legale. L’avvocata, dal suo pc portatile, in aula, manda una mail per posta certificata al suo cliente: «Mi servono pochi minuti per stampare la “pec” con la ricevuta e produrla», dice ai giudici che a questo punto, sospendono l’udienza. Poco l’avvocata consegna gli stampati: i giudici ne prendono atto. Ma ancora il rinvio non si può accordare. C’è infatti da rispettare la procedura che in questi casi, prevede la nomina di un legale d’ufficio. Quando però, l’avvocata Tiziana Forma, arriva per assumere l’incarico, chiede e ottiene i termini a difesa. Vanno via così, tre ore e mezzo di un’udienza che si preannunciava particolarmente importante. Dovevano infatti deporre una serie di testimoni importanti chiamati dal pubblico ministero, Armando Mammone per ricostruire gli elementi fondamentali dell’inchiesta che ha fatto emergere un presunto sistema di condizionamento degli appalti e degli incarichi pubblici che aveva l’obiettivo di spartirsi il denaro collegato agli incarichi e, per quanto riguarda i politici coinvolti, di garantirsi il tornaconto attraverso clientele elettorali.

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