La Nuova Sardegna

Oristano

Orgoglio e sentimento la Giostra lascia il segno

di Eleonora Caddeo
Orgoglio e sentimento la Giostra lascia il segno

Due giorni perfetti, organizzazione praticamente senza sbavature Tanti turisti estasiati per uno spettacolo che non invecchia con i secoli

27 febbraio 2020
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ORISTANO. Il cielo è grigio sulla città, la festa è finita. Così come la Sartiglia ha calato il sipario di un’edizione da incorniciare, anche il cielo sopra Oristano sembra rappresentare la tristezza del giorno seguente la festa, con nuvoloni plumbei carichi di pioggia e un vento battente, che spazza via i rimasugli di coriandoli e granelli di sabbia rimasti incastrati tra i sanpietrini delle strade del centro storico. Quella che si è conclusa martedì sera non è semplicemente un’edizione di Sartiglia emozionante, con quaranta stelle, di cui quattro d’oro, raccolte nelle due giornate di giostra, evoluzioni delle pariglie che hanno finalmente riguadagnato, sulla pista di via Mazzini, l’aggettivo spettacolare, e migliaia di visitatori nei due percorsi della manifestazione.

È soprattutto l’edizione di una Sartiglia ritrovata nella sua tradizione. Per due giorni a fare rumore è stato solo lo scalpitio degli zoccoli sulla sabbia, il rullo dei tamburi e lo squillo delle trombe e le uniche spade sguainate sono state quelle concesse dai due capicorsa ai cavalieri meritevoli di scendere in via Duomo a tentare la sorte della stella. Una Sartiglia straordinaria nella sua ritrovata normalità. E di fronte a tanta bellezza anche il cielo di Oristano ha deciso di sorridere, facendo splendere forte il sole sin dalla prima mattina di domenica, la prima giornata di festa, ad appannaggio del gremio dei Contadini e che ha visto protagonista indiscusso Ignazio Lombardi.

Il fare sicuro, il passo deciso, così domenica mattina il cavaliere ha percorso il tragitto dalla casa del presidente del gremio di San Giovanni, Gianni Dessì, che lo ha scelto lo scorso dicembre, sino alla sede della vestizione, per la trasformazione in un semidio, in componidori appunto. Ma gli occhi lo hanno tradito. Gli occhi di Ignazio Lombardi tremavano dall’emozione, una sorta di incredulità di chi è consapevole di essere protagonista di un sogno ad occhi aperti. Lasciata la mesitta in sella a Reinos, anglo arabo di nove anni, l’emozione ha lasciato spazio al sangue freddo e all’abilità di cui il componidori di San Giovanni ha dimostrato di esser padrone. In via Duomo, dopo un perfetto rito dell’incrocio delle spade, è stata sua la prima stella d’argento della giornata, diventa poi d’oro per aver centrato il bersaglio anche con su stoccu, che ha premiato con la stella anche su segundu, Corrado Massidda. Ventidue in totale le stelle raccolte dal gremio dei contadini, con oltre ottanta discese in via Duomo. Un numero forse troppo elevato che ha fatto tardare non poco il corteo dei cavalieri in via Mazzini, un ritardo aggravato dalle cadute di due cavalieri durante le evoluzioni delle pariglie e che ha costretto su componidori a chiudere la giostra prima che alcuni terzetti varcassero su brocciu per effettuare i numeri acrobatici.

«La immaginavo bella – ribadisce Ignazio Lombardi – ma ha superato le mie aspettative, un sogno nel sogno. È la magia di San Giovanni».

Giusto il tempo di festeggiare in scuderia con compagni e amici, sistemare le bardature e i cavalli che è arrivata la seconda giornata di festa, il martedì del gremio dei falegnami che ha consacrato Cristian Matzutzi re di Oristano. Erano da poco passate le dieci e trenta quando Cristian, insieme a tutto il gremio, ha lasciato la casa del presidente Carlo Pisanu, per dirigersi nella piazza Abis per celebrare il rito della vestizione. Non è bastata una piazza per contenere la gioia di un intero quartiere, quello tra il Sacro Cuore e Su Brugu, che lo ha visto crescere, e non è servita a molto la maschera candida apposta sul volto del componidori per celare l’emozione di un cavaliere adulto tornato bambino di fronte al sogno realizzato.

In sella a Skizzo, aglo arabo di dodici anni di sua proprietà, ha percorso via Duomo prima incrociando le spade con il suo secondo, Andrea Cinus e poi conducendo la corsa alla stella da protagonista, insieme a tutta la sua pariglia. Su diciotto stelle colte per San Giuseppe, le prime tre sono state infilzate dal terzetto di testa, di cui due d’argento e una d’oro, quella de su segundu, che va a sommarsi a quelle di Paolo Pippia e Danilo Casula, e a quella appuntata domenica sul petto del capocorsa. In via Mazzini lo spettacolo della pariglie è andato in scena in controtendenza rispetto a domenica. Eccetto alcuni sporadici bagliori, con fattezze di piramidi e tre su tre con la variante del centrale girato, il sipario è calato sull’edizione 2020 ad incorniciare sa remada, con la benedizione del componidori sulla folla e con l’augurio «attrus annus mellus». «È la Sartiglia che ho sempre voluto – racconta Matzutzi all’indomani della sua Sartiglia – la immaginavo così, la volevo così e sono riuscito a realizzarla così. Tornando indietro non cambierei niente. L’emozione più forte è stata la stella, durante la vestizione quando ho messo la maschera».

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