La Nuova Sardegna

Oristano

Termodinamico, indagano due procure

di Enrico Carta
Termodinamico, indagano due procure

Inchieste penali a Oristano e Cagliari su aspetti ambientali e urbanistici. Scontro tra il comitato e l’ex sindaco Tendas

29 febbraio 2020
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ORISTANO. Dalle aule del Tar a quelle della procura. Anzi di due procure. Il caso della nascita – per ora mancata vista la decisione di due giorni fa – dell’impianto di San Quirico per la produzione di energia elettrica col sistema misto termodinamico e a biomasse esplode e si porta dietro anche il solito carico di polemiche tra chi esulta per l’ultima sentenza e chi invece storce il naso.

Due procure. Dopo il pronunciamento del Tar sembra di essere tornati indietro di qualche anno, quando lo scontro accendeva il consiglio comunale. Non è un caso che, 24 ore dopo la sentenza, sia il comitato per la qualità della vita delle borgate di San Quirico e Tiria sia l’ex sindaco Guido Tendas si prendano il loro spazio nel dibattito. Su tutta la vicenda aleggia però l’ombra di una doppia inchiesta penale che dura da tempo. Da un lato c’è la procura di Cagliari con il pubblico ministero Marco Cocco che ha più volte interrogato vari testimoni, dall’altro la procura oristanese con il procuratore Ezio Domenico Basso che segue l’indagine sul versante oristanese. Non è un caso se le procure siano entrambe al lavoro, peraltro su aspetti differenti. Il tentativo, oltre che di valutare al meglio questioni urbanistiche e ambientali, è quello di capire se ci siano stati interessi che possano essere andati al di là di quello pubblico e se ci siano state strane mescolanze di affari privati e questioni pubbliche.

Il comitato. In attesa che anche l’indagine concluda il proprio cammino, Antonello Garau, portavoce del comitato, incassa il pronunciamento favorevole del Tar che blocca l’iter del progetto e si sofferma su alcuni aspetti: «Questa è prima di tutto una questione che attiene al governo del territorio, al diritto delle comunità locali attraverso i consigli comunali a decidere su scelte importanti che incidono sul governo del territorio, alla giusta anteposizione di valori primari costituzionalmente protetti quali il diritto alla salute. Non si costruisce un impianto industriale sottoposto alle Direttive Seveso per via del rischio di incidente rilevante e dove si dovrebbero bruciare 75 tonnellate di legna al giorno in un’area agricola, interclusa nella storica borgata di San Quirico, ad appena 500 metri dalle prime abitazioni, a ridosso di un bosco di 264 ettari sottoposto a molteplici vincoli paesaggistici, a due chilometri dalla borgata di Tiria, dove per la maggior parte dell’anno confluirebbero i fumi. Gli impianti industriali si costruiscono nelle aree industriali. Non è in discussione la necessità di sviluppare la produzione di energia da fonti alternative. Abbiamo sempre solo contestato l’inopportuna scelta di posizionare lì un impianto industriale di quel genere».

L’ex sindaco Tendas. La stoccata finale del portavoce del comitato è per l’ex sindaco Guido Tendas e per quella parte di maggioranza che lo sostenne nell’appoggio al progetto di costruzione dell’impianto della Solar Power. L’ex primo cittadino è a sua volta netto e inizia il suo discorso con la calcolatrice in mano, dopo aver sgombrato il campo dalle questioni legate alla salute pubblica: «C’è un organo preposto a valutare queste cose ed è il servizio Savi della Regione che aveva dato il via libera dopo l’approvazione della Valutazione di impatto ambientale. L’unica cosa vera è che Oristano, fermando il progetto perde». Cosa perde? «Soldi e sviluppo – dice Guido Tendas –, perché salta l’investimento da 90 milioni da parte di un’impresa privata. Dalle casse comunali mancheranno per prima cosa circa 35mila euro di vendita di una vecchia strada agraria che ora è solo un reliquato urbano. Poi circa 400mila euro all’anno di Imu perché tanto avrebbe pagato la ditta per occupare quell’area che da agricola sarebbe diventata industriale. Mi chiedo se la giunta Lutzu abbia fatto un favore alla popolazione mettendosi d’intralcio a un accordo tra due privati o se invece sia andata contro l’interesse pubblico. Le questioni ambientali e di salute non c’entrano, erano state già valutate dal Savi. L’opposizione all’impianto è solo una bandierina da sventolare per un po’ di consenso».

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