La Nuova Sardegna

Oristano

Abuso edilizio con tre indagati

di Enrico Carta
Abuso edilizio con tre indagati

Sigilli alla doppia palazzina che stava nascendo tra via De Gasperi e via Leone XIII a Sa Rodia

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ORISTANO. Sino a ieri il Tar. Da ieri anche il giudice per le indagini preliminari, che ha messo sotto sequestro la doppia palazzina che sta sorgendo all’angolo tra via De Gasperi e via Leone XIII nel quartiere di Sa Rodia. La sua costruzione – bloccata a gennaio – non è più solo una questione amministrativa, ma è diventata anche un’inchiesta penale e infatti sul registro degli indagati ci sono tre nomi. Sono quelli del responsabile dei lavori, l’ingegnere Adriano Sorrentino, e quelli dei costruttori Antonio Loddo e Stefano Secci a cui viene contestato il mancato rispetto di una serie di norme urbanistiche riassumibili nella classica formula dell’abuso edilizio.

L’indagine è andata avanti e ieri mattina gli agenti della sezione di polizia giudiziaria del Corpo forestale hanno apposto i sigilli all’edificio rendendo così esecutiva l’ordinanza della giudice Silvia Palmas che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Andrea Chelo che da tempo stava indagando sulla serie di presunte irregolarità. Sono infatti parecchie le norme previste dal Piano urbanistico comunale che non sarebbero state rispettate in questi primi mesi di lavori e, arrivati a questo punto della vicenda, sono anche piuttosto conosciute. Prima che la procura agisse – i tempi sono inevitabilmente diversi – già il Tar aveva espresso il suo parere negativo e aveva imposto lo stop ai lavori.

Tutto era iniziato in autunno, quando era stato aperto il cantiere ed erano stati tirati su i primi muri, scheletri di una serie di appartamenti che iniziavano già a prendere forma con una rapidità notevole, tanto che alcuni clienti avevano deciso l’acquisto in anticipo e versato la loro quota. Ignoravano che su tutta la costruzione incombesse un esposto presentato da alcuni vicini di casa che più volte si erano rivolti al Comune, ben intuendo che tutto ciò andasse contro le regole del Puc. Le irregolarità erano state poi formalizzate nel ricorso al Tar coi giudici che a gennaio hanno preso la loro decisione stabilendo che tutta una serie di parametri era stata violata: altezze, dimensioni, distanze, mancanza di parcheggi, accorpamento di lotti.

Mentre i giudici della sezione amministrativa si prendevano il loro tempo per esaminare la questione, la procura della Repubblica portava avanti atti d’inchiesta che riprendono pressoché integralmente le argomentazioni del Tar e che sono poi stati indicati dalla giudice nella sua ordinanza. Al momento quindi, non solo i lavori sono sospesi, ma ci sono da fare i conti con problemi di natura penale.

Restano quindi validi, ad esempio, i rilievi sulle altezze delle due palazzine gemelle: nella zona la media è di sei metri e mezzo, qui si sarebbe andati oltre i 19, mentre il Puc consentirebbe un massimo di 13. Altro aspetto da chiarire o forse già più che chiaro è quello legato al frazionamento dell’originario lotto unico da 1.439 metri quadrati. Per una dimensione del genere i costruttori avrebbero dovuto destinare buona parte della superficie a parcheggi a uso pubblico oppure pagare un corrispettivo al Comune. Dividendo il lotto in due, operazione però non consentita dalle norme, erano riusciti a schivare questo problema e a destinare quindi un’area molto maggiore alla costruzione. Intanto, piano dopo piano, le due palazzine erano cresciute già oltre il limite previsto dal Puc ancor prima che il Tar fermasse macchine e operai a gennaio. Era facile intuire, già allora, che i problemi si sarebbero moltiplicati e infatti, nel giro di due mesi, sono raddoppiati.

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