La Nuova Sardegna

Oristano

Coronavirus a Oristano, medici in rivolta contro la Assl

Coronavirus a Oristano, medici in rivolta contro la Assl

Chiesti tamponi per tutti gli operatori sanitari e il controllo a tappeto nelle Rsa, anche con l’Esercito

13 aprile 2020
2 MINUTI DI LETTURA





ORISTANO. La Pasqua non porta pace e serenità nel mondo della sanità oristanese, afflitto da antiche e nuove tensioni che sfociano in un durissimo atto d’accusa da parte dell’ordine dei medici e di cinque sindacati di categoria. In una nota l’Ordine, e i rappresentanti degli anestesisti, dei medici dirigenti, la Cimo, i medici di medicina generale, i pediatri, il sindacato autonomo Snami e il sindacato dei radiologi Snr, parlano di «giornate segnate dall'insicurezza operativa, che purtroppo continua a verificarsi, col diffondersi del contagio di Covid19 a cui giornalmente assistiamo». La nota prosegue ritenendo urgente e indispensabile che «vengano attivate tutte le procedure di prevenzione rivolte a tutelare la salute degli operatori e quella dei cittadini utenti. È scandaloso che non si sia ancora avviato e attivato una estensione dei tamponi a tutto il personale sanitario ospedaliero del San Martino, così come si è verificato al Policlinico Universitario di Cagliari. Oristano è sempre considerata l'ultima ruota del carro – continua la nota – con mancanza di dispositivi di protezione individuali e un laboratorio sotto dimensionato in termini di personale e di attrezzature, con la scarsità di ausili che continuamente risultano insufficienti a coprire le esigenze impellenti del momento. Ignoriamo la realtà della situazione, sul Covid19 nel nostro territorio per quanto riguarda la percentuale di accertamenti fatti, sia il numero di persone sottoposte a controllo».

Secondo ordine dei medici e sindacati «è in ogni caso improrogabile l’esigenza di sottoporre allo screening tutto il comparto del San Martino, e i pazienti in ingresso, e procedere poi su tutto il personale sanitario del territorio, sia pubblico che privato. Risulta ormai evidente che sono i luoghi dove il contagio è più facile e pericoloso, ci riferiamo anche alle strutture private come il Centro di Riabilitazione Madonna del Rimedio, la Casa di Cura Madonna del Rimedio, l'RSA di Milis, i Centri di Riabilitazione e le Case di riposo per anziani, che sono i più esposti, oltre che i più fragili, al contagio del Coronavirus». La nota chiede «se necessario» anche l’intervento dell'Esercito, «come avvenuto anche a Sassari. Insistiamo con forza e determinazione a chiedere a gran voce a chi ci amministra, un intervento efficace e risolutivo onde evitare che le cose precipitino e diventino irreversibili, perché sappiamo bene che prevenire è meglio che curare». Continua intanto la gara di solidarietà di aziende e privati che stanno donando all’ospedale mascherine, tute e altri dispositivi di protezione individuali.

La Sanità malata

Il buco nero dei medici di famiglia: in Sardegna ci sono 544 sedi vacanti

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative