La Nuova Sardegna

Oristano

«Da domani ripartiamo, ma in un mare di dubbi»

di Enrico Carta
«Da domani ripartiamo, ma in un mare di dubbi»

Le aziende tornano al lavoro e si devono confrontare con le nuove prescrizioni L’ingegnere Daniele Olmetto: «Così ci siamo preparati per la nuova fase»

03 maggio 2020
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ORISTANO. Il traguardo è lì, ma è come se dietro la linea ci fosse un muro che impedisce di capire come sarà. La Fase 2, attesa e benedetta da tanti settori produttivi, per molti comincia domani. Inizia però tra dubbi e preoccupazioni quasi uguali a quelle che hanno accompagnato il periodo di serrata generale. Se sino a ieri l’attenzione era pressoché concentrata sulle paure di non riuscire a riaccendere i motori, ora che la chiave è stata girata, il timore è di andare fuori giri. «Cambia tutta la prospettiva da cui guardare l’attività aziendale», racconta l’ingegnere Daniele Olmetto, che assieme al padre Giuseppe e al fratello Alessandro gestisce la Sarda Servizi Tecnologici, azienda che in tutta l’isola costruisce, installa e fa la manutenzione di impianti, in particolare di carburanti.

È una rivoluzione che per il mondo del lavoro durerà parecchi mesi e coinvolgerà tantissimi aspetti. «Quello della sicurezza resta il principale, ma andrà calato in una realtà sanitaria completamente diversa. Anche dal punto di vista della gestione economica bisogna immediatamente rendersi conto che saremo in una mondo sinora inesplorato – prosegue –. E non parlo tanto delle spese per dotarci, in vista della ripartenza, dei presidi individuali che consentiranno agli operai di essere ampiamente tutelati sul posto di lavoro. È un discorso molto più ampio che coinvolge gli orari, la sanificazione degli ambienti, dei macchinari, i tempi di consegna delle opere».

In realtà la Sarda Servizi Tecnologici non ha mai chiuso del tutto, perché garantiva attività essenziali dal momento che lavora nel campo dell’energia e dell’assistenza al comparto dei carburanti, «ma l’attività si è ridotta del 90% – racconta Daniele Olmetto –. Per tutto aprile abbiamo avuto la maggior parte dei dipendenti in cassa integrazione, ora però la necessità di ripartire era diventata inderogabile. Già domani riattiviamo un cantiere e sarà il primo vero banco di prova».

Anche in settimane di serrata, chi gestisce l’azienda non è rimasto a guardarsi intorno. «C’è stato tanto da studiare perché bisognava capire come superare certe difficoltà tenendo conto del fatto che ancor più che in passato la tutela del lavoratore è il primo pensiero – spiega l’ingegnere –. Faccio un esempio banale che riguarda il termometro a distanza: prima dell’acquisto abbiamo dovuto valutarne di diversi tipi per reperire quello che ci desse delle garanzie. Le offerte sono tantissime e non tutte offrono i requisiti di sicurezza richiesti. E poi le mascherine. Le abbiamo trovate con molta difficoltà e tutt’ora non è semplice reperirle, eppure ne serviranno continuamente. Si pensi che sono tutte monouso e hanno un costo anche di circa 10 euro l’una che va moltiplicato giornalmente per quindici che è il numero di operai che si spostano tra i vari cantieri. Sono numeri importanti per qualsiasi azienda».

Poi bisogna predisporre, anche se ancora le regole non sono chiarissime, le sanificazioni sia sul materiale utilizzato dai dipendenti che sugli ambienti e sui veicoli. «Stiamo andando a esplorare un modo di lavorare completamente nuovo – dice Daniele Olmetto – e non è del tutto chiaro quali saranno le prescrizioni. Questo mette un po’ di pressione su chi gestisce le aziende. In particolare in questo primo periodo, sarà importante curare la formazione dei dipendenti. È anche questo un investimento di cui dobbiamo tenere conto. Faccio affidamento sul fatto che anche i lavoratori siano coscienziosi perché, un nuovo stop sarebbe molto più difficile da afrrontare».

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