La Nuova Sardegna

Oristano

Concessioni demaniali, scontro Comune-Regione

di Davide Pinna
Concessioni demaniali, scontro Comune-Regione

Il Comune preoccupato per le ricadute negative sui chioschi di Torregrande Sotto accusa la questione delle proroghe e l’aumento del canone a 2.500 euro

15 giugno 2021
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ORISTANO. Definendo il tema un ginepraio, si rischierebbe di usare un eufemismo. Quello delle concessioni demaniali marittime è infatti un vero proprio teatro di scontro istituzionale, in cui ora si inserisce anche il Comune, con il sindaco Andrea Lutzu e l’assessore al Turismo Massimiliano Sanna che hanno scritto una lettera al presidente della giunta regionale Christian Solinas per contestare gli effetti della gestione sarda delle concessioni demaniali marittime e gli aumenti del canone minimo di occupazione, passato da 361 a 2.500 euro, soprattutto per quel che riguarda le manifestazioni sportive temporanee, fiore all’occhiello della politica turistica di Torregrande.

Per comprendere al meglio la situazione, bisogna partire dal 2018, quando il governo nazionale formato da 5 Stelle e Lega decise di prorogare sino al 2033 le concessioni demaniali marittime ormai scadute. Una scelta non proprio in sintonia con i principi della libera concorrenza, tanto che su questa partita si aprì uno scontro con l’Unione Europea di fronte alla Corte di Giustizia, che per il momento è ancora in corso, ma potrebbe portare a una maxi-multa e all’annullamento di tutti gli atti.

Il pronunciamento europeo è una vera e propria spada di Damocle, ma alla fine anche il Comune recepì la proroga disposta dal Parlamento. Il 30 dicembre scorso autorizzò infatti 16 proroghe riguardanti quasi esclusivamente chioschi e attività di Torregrande, autorizzati fra il 2004 e il 2012. In totale le proroghe riguardano 12mila metri quadri, 25 per la concessione più piccola e 3.000 per la più grande. L’introito totale derivante dai canoni sino al 2033 era di appena 17mila euro, ma è destinato ad aumentare con l’aumento del canone minimo di occupazione, che passa da 361 a 2.500 euro. Nei contratti con i singoli operatori, gli uffici lo scrissero chiaro: l’amministrazione provvederà all’annullamento delle proroghe se arriverà la temuta sentenza della Corte di Giustizia Europea. Altri comuni, come quello di Olbia, si sono invece rifiutati di concedere la proroga.

La reazione del presidente Solinas – la proroga di quindici anni è uno dei cavalli di battaglia della Lega – è tranchant: da giugno le competenze sul Demanio marittimo passano dai comuni alla Regione. «Tutto questo ha generato disagio negli operatori economici – affermano Lutzu e Sanna –, che non possono più interagire con le amministrazioni locali e hanno difficoltà di interazione concreta con i funzionari regionali, soprattutto per le autorizzazioni temporanee, che riguardano manifestazioni sportive e ricreative, già richieste ai Comuni». Sindaco e vice attaccano anche sull’aumento dei canoni minimi, passati da 361 a 2.500 euro da quest’anno. Anche qui, però, si tratta di una scelta nazionale, che le Regioni hanno recepito. «Nella scorsa stagione balneare la Regione comunicò l’impegno ad abbattere o sospendere i canoni concessori, ma a quanto pare le richieste formulate dalla Regione al governo non hanno prodotto effetti o hanno prodotto l’effetto opposto».

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